Dal 17 novembre 2017 al 7 gennaio 2018 al Civico Museo d’Arte Moderna di Varese il ricordo dell’artista, padre e professore del Liceo artistico Frattini. La mostra segue il percorso artistico di Cicoli riletto dalla curatrice Chiara Gatti e dalla famiglia.

Le opere di Piero Cicoli rappresentano il suo sguardo sul mondo. Una visione che ha intrecciato il classicismo degli studi, il colorismo dell’esordio da ceramista con l’amore per la sua terra, le Marche. E ancora il ruolo sociale dell’opera che raffigura l’uomo provato dalla vita, ma anche il fascino della donna, avvolta dal mistero e dalle spirali del fumo. Infine il surrealismo e la forza del colore che si sublima nei simboli che tornano nella sua opera, come il melograno e l’aquilone.

Un percorso artistico che caratterizza una figura profondamente umana.
Cicoli ha lasciato una traccia feconda nel cuore di chi l’ha incontrato: fratello, marito e padre amato profondamente e indimenticabile maestro e insegnante d’arte e di vita. Amico.
“Questa retrospettiva vuole essere un ricordo del papà – commenta il figlio Matteo, grafico e insegnante -. Papà ci ha lasciato tantissime opere.”

Con i miei due fratelli, Chiara e Stefano, e insieme con la mamma, non è stato facile scegliere le 56 tele e le 12 maioliche presentate nella retrospettiva. Ricordiamo papà quando dipingeva ciascun quadro e sappiamo quale valore avesse per lui ogni tela e ceramica. Sono immagini che hanno fatto parte della nostra quotidianità. E’ stato quindi molto importante il sostegno della curatrice della mostra Chiara Gatti, che ha così descritto mio padre: ‘Prima di tutto gli occhi. Tutto comincia dal modo di vedere. Una persona qualunque è abituata, nel corso della sua giornata, a guardare il mondo che le scorre accanto, focalizzando i dettagli utili alle necessità contingenti. Per un artista è diverso. L’artista, come sosteneva il grande storico dell’arte Roberto Longhi, «vede il mondo da un punto di riguardo ben limitato e intenso, ch’è poi il suo modo pittorico di vedere, e a quel modo riduce inevitabilmente il caos sterminato della realtà visiva». A questo processo di “riduzione” Piero Cicoli ha lavorato a lungo nel corso di una ricerca inesausta.

Concentrare lo sguardo su ogni singolo episodio di una verità quotidiana lo ha aiutato a selezionare l’essenziale, a isolare il battito. Scremando il superfluo, Cicoli ha accarezzato il nocciolo dell’esistenza’. Matteo Cicoli ripercorre la vita del padre con la competenza dello studioso e l’affetto del figlio: “il suo percorso artistico prese il via con le opere degli anni ’50 quando, appena ventenne, raffigurò ciò che lo circondava: gli abitanti, gli scorci e le case di Urbania, nelle Marche, suo paese d’origine. Ebbe poi, al liceo artistico di Urbino “La Scuola del Libro”, una formazione umanistica immersa nel Rinascimento, nel periodo di Federico II. Una formazione che, nel suo percorso, si legherà all’introspezione della figura umana, avvicinandosi all’Espressionismo tedesco e americano. Dopo aver ritratto borghi e figure in chiave realistica, nel Periodo Sardo si concentrò sulle strutture, seguendo un indagine che – come ha affermato la curatrice Chiara Gatti – è “una sorta di carotaggio degli elementi”. Le figure, quasi sezioni dell’ambiente, hanno una “solidità alla Cezanne” – sempre nelle parole della Gatti – che rispecchiava i temi semplici della vita che lo circondava. Negli anni ’70 Piero Cicoli si trasferì a Varese – ricorda Matteo-. Insegnava al Liceo Artistico Frattini e visse intensamente i cosiddetti “anni di piombo”. Fu il tempo degli scontri politici e generazionali tra Sinistra e Destra, il periodo che avviò la terribile stagione del Terrorismo. L’impegno politico divenne un tema centrale nell’opera di papà, che raffigurava i politici e riportava sotto le figure i loro codici fiscali, rendendoli rappresentazioni iconiche che ponevano forti interrogativi morali. In questo periodo incontrò dei conterranei a Varese e formò con loro un collettivo: il Gruppo Montefeltro, con l’obiettivo di riflettere sul linguaggio della pittura. Negli anni ’80 appare il melograno, che caratterizza le opere rappresentando, allo stesso tempo, la presenza della morte e la vita che rinasce. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del decennio successivo la ricerca di Cicoli si sposta sulla figura femminile. Ritrae le fumatrici – intense tra le volute di fumo – e gli ospiti di un manicomio che si trovava a Urbania: figure isolate, assenti. Negli anni ’90 la pittura di Cicoli si concentra nuovamente sulle donne, ora caratterizzate da uno sguardo eccessivo.

Le tele sono grandi, 150×100, e testimoniano un graduale allontanamento dal figurativismo sostituito dall’astratto che emerge con gli aquiloni e le periferie”. E in tutto questo fluire di tempi ed espressioni artistiche è sempre presente il colore: i colori forti rinascimentali, ma anche i colori della terra, della terra marchigiana. “Piero Cicoli è inannzitutto un colorista – sottolinea Matteo Cicoli – perché nasce artisticamente come ceramista e ha prodotto maioliche lungo tutto il corso della sua carriera. Proprio questa esperienza spiega l’uso del colore nella sua opera. Era abituato alla cottura delle ceramiche: primo, secondo e terzo fuoco. Doveva mettere le mani dentro al colore. E’ sempre stato un maestro di colore e ha sempre avuto tanta voglia di sperimentare. L’ultimo periodo artistico del papà è completamente astratto: i dipinti perdono ogni riferimento urbano, visivo e figurativo. Il suo percorso termina con la serie dei “Pensieri astratti”, di minori dimensioni. Nella mostra ne abbiamo esposti sei. Sono l’espressione del momento in cui sapeva della malattia, sono le sue ultime pennellate”.
“Siamo molto felici di aver potuto realizzare questa mostra – conclude Matteo -: ringraziamo il Comune di Varese, il Liceo Artistico Frattini e l’Associazione Liberi Artisti della Provincia di Varese, voluta da Silvio Zanella, di cui Cicoli è stato uno dei soci fondatore e che festeggia il suo 40° anniversario. L’esposizione è patrocinata dalla Provincia di Varese e dal Comune di Urbania, luogo di nascita dell’artista marchigiano.

PIERO CICOLI: UNO SGUARDO INEDITO NELLE PAROLE DELLA FIGLIA

Chiara Cicoli racconta il padre con profondo affetto, offrendo una visione a tutto tondo della figura dell’artista, che ha sempre unito alla sua professionalità e inventiva un grande calore umano. “Mio papà è sempre stato presente al 100% per la sua famiglia – ricorda -: per la mamma, sua compagna di vita, e per i suoi tre figli. E’ stato per tutti noi una fonte di ispirazione. Dipingeva con grande gioia con i suoi sei nipotini: ha anche realizzato una mostra con un suo quadro e i loro! Io stessa ho scelto di frequentare il Liceo Artistico e di insegnare spinta dal suo entusiasmo. Papà ci ha saputo comunicare il suo amore per l’Arte: lo ascoltavamo parlare con i colleghi e i suoi discorsi erano intrisi di passione, di entusiasmo. Produceva, disegnava, realizzava le ceramiche. Lavorava nel silenzio, ma era un silenzio fecondo. E’ la sua testimonianza, la sua eredità morale, che ci accompagna ogni giorno. Ritrovo papà nelle sue opere: nei colori, nella loro intensità. Soprattutto nel rosso del melograno, un frutto ricco e pieno di passione che ha sempre fatto parte della mia vita. Ricordo il rapporto intenso, empatico, che aveva con i suoi alunni. Era attento alla didattica, ma anche all’aspetto umano dei rapporti. Era uno di quegli insegnanti che ti restano nel cuore. Questo legame si è preservato, nonostante la scomparsa: il suo compleanno ricorreva pochi giorni fa ed è stato veramente grande l’affetto che abbiamo sentito da parte di tanti. Lo scorso mese di giugno è stata intitolata a mio padre un’aula del Liceo Artistico Frattini. Quando il papà è scomparso, abbiamo piantato un melograno a Urbania, perché cresca e ci leghi a lui per sempre.
Intervista raccolta da Chiara Ambrosioni

La Retrospettiva allestita presso il Castello di Masnago vuole proprio essere un ringraziamento a Piero Cicoli: marito e padre.

Si definiva classicista: in ogni opera, seppur diversa e lontana dal Classicismo, era sempre legato …. proviene da Urbino, dalla zona del Montefeltro, di Raffaello,

Piero della Francesca nomi che per lui sono stati un riferimento e l’hanno accompagnato durante la formazione

Il classicismo che ho respirato è rimasto sempre in me

E’ bellissimo sapere quanto è ancora vivo l’affetto per mio padre. Una ragazza che ha frequentato l’Accademia di Belle arti di como insieme con Reggiori, un altro grande ceramista di Laveno un maestro d’arte e di vita. Un’impronta indelebile. Questo mantiene vivo il suo ricordo, la sua determinazione e il suo ardore, anche da parte di chi ha fatto scelte diverse dalle sue

Lo scorso mese di giugno è stata intitolata a mio padre un’aula del Liceo Artistico Frattini

La scorsa settimana, in occasione del suo compleanno, abbiamo ricevuto tantissimi mesaggi di ricordo.

www.comune.varese.it/civico-museo-arte-moderna-contemporanea
E-mail: musei.masnago@comune.varese.it
didattica.masnago@comune.varese.it
dal martedì alla domenica: dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 17.30

Chiara Ambrosioni