L’approssimarsi del 26 maggio riporta il pensiero a un evento significativo per la nostra città: all’alba del 26 maggio 1859, ebbe infatti luogo a Varese il primo scontro dei Cacciatori delle Alpi con gli austriaci del generale Urban, che furono ricacciati verso Como, dove subirono, nella celeberrima battaglia di San Fermo, una sconfitta determinante. La battaglia di Varese appare fondamentale per la futura costituzione del Regno d’Italia in quanto essa fu il principio della seconda guerra d’indipendenza che portò alla liberazione dell’intera Lombardia.
Questo importante momento storico è stato rappresentato in modo impareggiabile da Eleuterio Pagliano nel monumentale dipinto, di due metri e trenta per sei, Passaggio del Ticino a Sesto Calende dei Cacciatori delle Alpi il 23 maggio 1859 che costituisce il fulcro della sezione risorgimentale di Villa Mirabello. Il quadro infatti rappresenta i partecipanti della battaglia di Varese che si sarebbe svolta tre giorni dopo.
Due anni dopo, nel 1861, due nobili milanesi, patrioti e progressisti, come Giovanni Antona Traversi e Claudia Grismondi Secco Suardo affidarono a Eleuterio Pagliano, pittore che aveva studiato dall’Accademia di Brera e in quegli anni tra i più apprezzati interpreti della pittura di storia, di realizzare un dipinto raffigurante lo sbarco, destinato alla villa di Desio. La commissione giunse proprio alla conclusione del lungo periodo che Pagliano trascorse sotto le armi, seguendo Garibaldi in numerose imprese e vivendo in prima persona il dramma dell’esilio per motivi politici. Infatti anche lui rientrò in Lombardia proprio quella mattina del 23 maggio 1859 e combatté poi a Varese. Pagliano impiegò ben quattro anni a realizzare l’opera e indubbiamente si avvalse dell’aiuto di suo fratello Leonida – tra i pionieri della fotografia italiana – per effigiare in maniera tanto veritiera i personaggi. Tra gli altri i fratelli Cairoli,- tra cui Ernesto, che morì proprio nella battaglia di Varese – lo scrittore Ippolito Nievo, il pittore Girolamo Induno, lo stesso Pagliano, i committenti e ovviamente Garibaldi insieme ai combattenti di cui oggi ricordiamo i nomi anche grazie alla toponomastica delle vie cittadine. Ben 73 personaggi raffigurati nel dipinto sono stati identificati grazie a Giovanni Cadolini, patriota, uomo politico e pittore a sua volta, che in un manoscritto del 1905, conservato presso l’Archivio dei Musei Civici di Varese, ha tramandato ai posteri i nomi dei personaggi effigiati nel dipinto.
Grazie alle fonti documentarie dell’epoca è stato possibile ricostruire persino l’avvicendarsi del clima di quella lunga giornata: dapprima un’alba serena e radiosa e poi, giunta la sera del 23 maggio, un violento temporale, ebbero veramente luogo. L’episodio della battaglia di Varese è evocato di nuovo anche grazie all’esperienza vissuta dallo stesso pittore, il quale, impegnato nel servizio di ambulanza, scese con il medico Agostino Bertani lungo viale Belforte, soccorrendo i feriti e piangendo i compagni d’arme che persero la vita, tra i quali viene ricordato il giovane Ernesto Cairoli.
Quello che ci rimane di quei giorni è insomma una vera e propria fotografia accompagnata da testimonianze accorate e sublimata da questo dipinto donato ai Musei Civici nel 1942 da Antonio Tittoni, nipote del committente.
Cristina Pesaro
Musei civici di Villa Mirabello
piazza Motta 5
Per info: 0332/255485