Ho conosciuto Andrea Piacquadio durante la realizzazione del libro Le Firme, una sua raccolta di ritratti fotografici di uomini e donne che appartengono al mondo della cultura e che, per motivi personali o professionali, sono legati alla città di Varese.

Nelle sue fotografie, con grande autenticità, Andrea riesce a cogliere le espressioni più profonde di ogni personaggio, nel contesto della propria quotidianità come la casa o il luogo di lavoro. Anche i più profani in materia si rendono conto che ciascun ritratto non è una semplice fotografia, grazie alla qualità della tecnica e alla capacità innata di Andrea di catturare in uno scatto una sfumatura della personalità di chi è davanti al suo obiettivo.

Un commento su questo tuo primo libro.
"Le Firme ha rappresentato un momento importante nella mia carriera di fotografo: anche se giovane e ancora in crescita, in questi anni ho maturato una certa esperienza grazie a servizi sia in Italia che all’estero. Finora è stato il mio lavoro più bello, che mi ha dato le maggiori soddisfazioni: l’impegno, che ha assorbito molto del mio tempo e delle mie energie, è stato assolutamente gratificato".

Devo però dire che sono molto dispiaciuto per come vadano le cose in Italia: qui anche il mondo della fotografia è in crisi. C’è bisogno di più interesse e di maggior sensibilizzazione da parte della gente verso la cultura, un patrimonio immenso che però non viene sfruttato appieno. La mia voce, anche se piccola, è importante perché sono un giovane come tanti che ha voglia di fare e di impegnarsi ma che purtroppo si deve scontrare con una realtà piena di provincialismo e di poca meritocrazia.

Nelle fotografie colpisce il modo in cui usi il colore e la luce.
"Credo che le opere debbano parlare da sole, non essere spiegate. Questo è il mio stile, la mia forma di espressione personale. Io amo molto il colore. I miei scatti sono immagini ricche di colori, di colori reali, che non sono mai inventati: in alcuni casi li ho solo aumentati tramite la saturazione, in altri in parte cambiati col viraggio. Ho accentuato il colore a seconda delle situazioni, per rendere meglio un particolare, uno sguardo, un’atmosfera. La luce, poi, è tutto in fotografia: ho privilegiato la luce naturale, del sole, e le luci normali, tipiche di tutti i giorni, come ad esempio quelle delle lampadine, già trovate sui vari set di posa".

Un servizio che ricordi con particolare piacere?
"Sicuramente quello alla famosa cantante lirica Barbara Frittoli, in una location eccezionale come La Scala di Milano. Il mio è stato il primo servizio fotografico realizzato all’indomani della riapertura del grande teatro milanese. Senza dubbio, una grande emozione".

A chi ti ispiri e chi sono i tuoi maestri?
"Sono molto ispirato dal cinema, dai direttori della fotografia: sono più avanti, la qualità dei loro lavori è eccellente, grazie anche a mezzi tecnici molto costosi. Posso citarti registi come Kubrik, Polansky, Almodovar: i loro direttori fotografici sono davvero eccezionali. Per quanto riguarda i fotografi in senso stretto, i miei modelli sono Helmut Newton per la sua biografia, Jan Saudek per la tecnica e l’espressività e David La Chapelle, molto commerciale ed il più quotato al mondo. Inoltre Nick Knight che ha firmato il calendario Pirelli 2004 e Steven Maisel, autore di tantissimi servizi di Vogue".

Un artista del passato?
"Caravaggio per le luci e Van Gogh per i colori".

Chi ti piacerebbe fotografare?
"Claudia Schiffer, la grande top model. Ti ricordo che principalmente sono un fotografo di moda. Il mondo della moda e della pubblicità è il campo in cui lavoro maggiormente. Per esempio, ho da poco terminato il catalogo di biancheria intima di una nota stilista italiana e la pubblicità di oggetti di design d’uso quotidiano".

Quando nasce questo amore per la fotografia?
"La mia passione incomincia durante gli studi liceali d’arte quando al disegno preferisco la macchina fotografica, un mezzo più immediato per ritrarre figure femminili. Le donne, soprattutto giovani, sono tra i miei soggetti preferiti per la bellezza e la freschezza dell’età. Inoltre, mi piace fotografare uomini vecchi, anziani: la vita sui loro volti ha lasciato qualcosa di interessante e di importante da raccontare".