Ghirla – Il Maglio di Ghirla è un luogo stupendo di archeologia delle valli, un insediamento per la lavorazione del ferro che sfruttava la vicinanza dell’acqua e delle vie di comunicazione.
Gestito dalla Comunità Montana della Valganna e Valmarchirolo, nella stagione estiva si ridesta all’arte, nel senso che ospita manifestazioni espositive di ordine locale. Da sabato primo luglio, negli ambienti ombrosi che solo la fucina di un tempo poteva ravvivare, l’associazione Lago Maggiore Arte propone i lavori di tredici artisti, uniti dalla dimora sulle rive del Verbano.
Il titolo di “mixage artistico” non poteva essere più pertinente, trovandovisi accostati dipinti, sculture, xilografie, fotografie, il cui effetto non può non essere cacofonico, a prescindere dalle singole valutazioni, rinviate a migliore occasione.
Il Maglio di Ghirla dovrebbe essere o diventare “soltanto” il museo di se stesso, con un adeguato apparato che ne spieghi la storia materiale, economica e sociale.
Non ha bisogno di ospitare altro che gli utensili e le strutture che ancora ci sono, vestigia del lavoro che non c’è più, preindustriale, restituendoci il battito di un’epoca. Questa è l’esperienza formativa e suggestiva, da respirare più che da vedere negli spazi e negli antri del Maglio, perché possa esprimere la sua identità al meglio.
L’arte, comunque, in provincia ha evidentemente fame di spazi e di occasioni espositive. Il mixage proposto a Ghirla manca di un discorso unitario, di un senso che giustifichi le differenti espressioni individuali. Per fare arte al Maglio, ci vorrebbe un’unica installazione, capace di rivelarne significati post-moderni, post-industriali. Ma il Maglio di Ghirla è già di suo una potente installazione del passato, da rispettare.