Rovetta ha dato. La capitale morale della vita di Arturo Tosi, la sua Giverny ha già ospitato e già chiuso la mostra dedicata al maestro lombardo. Una puntata veloce poco più di un mese e mezzo. Per un artista che di quel paese ha amato tanto se non tutto e che quel paese ha fatto entrare nella letteratura artistica, se non nella cultura tout cour del Novecento.
In questo senso Rovetta, piccolo borgo della Val Seriana nella bergamasca ha già ricevuto da Tosi. In questa estate che è stata come al solito caldissima poi improvvisamente quasi fin troppo inclemente, specie nelle valli, a riannodare i fili con la pittura buona e umida del gentiluomo di campagna, sono arrivati in tremila circa; così dicono le stime ufficiali. Duecento i cataloghi venduti.
Per l'emozione, a cinquant'anni esatti dalla morte di Tosi, di quanti allora giovinetti che possono ancora ricordarsi del solitario che praticava da buon viandante dell'arte, la pittura en plein air, con tutti i sapori bagnati, oleosi che si porta con sé.
Al termine della tappa degli affetti, chiuse le casse, ricomincia l'ultimo viaggio che porterà le opere, ne arriveranno una settantina a Palazzo Cicogna Marliani, per la tappa istituzionale. Una tappa dovuta, benché forse orba di quel comune sentire con la comunità raccolta della montagna.
Ma Busto dopotutto ha dato i natali al pittore ed è giusto che anche da qui si rilegga, come è stato già fatto in un non lontano passato, anche questo aspetto specifico della vicenda pittorica del maestro.
Lo ha spiegato bene il professor Pacciarotti presentando la mostra a luglio, e ne abbiamo già dato conto pubblicando il bel testo riassuntivo dell'intera esposizione, Umori di buona terra. Non è un'antologica di Arturo Tosi; una ricognizione sul tema prediletto del paesaggio, piuttosto, dove allo smisurato eterno ritorno a Rovetta, si alternato le piccole oasi liguri di Zoagli, Santa Margherita, Porto Fino, il Lago d'Iseo, Venezia.
Curata dallo stesso Pacciarotti, la mostra è coaudiuvatada dallo sforzo interpretativo di un pool di giovani studiosi del Tosi, nidiata di eredi di una nutrita schiera di storici e critici d'arte del secondo dopo guerra, lungo la cui ossatura si è formata la coscenza critica della cultura artistica italiana.