Passa per l'acqua tutto ciò che è vita, recita il Corano. Sulla carta francese, porosa, strumento indispensabile per chi come Marcello Schiavo vive di acquerello, passa la natura, passa l'emozione, passa la poesia, quella implicita e quella esplicita, vergata in una grafia chiara e leggibile.
Puntuale come ogni anno, da molti lustri a questa parte ormai, Marcello Schiavo (Milano 1928), residente a Gallarate, espone i suoi delicati acquerelli, questa volta nella sala della pro loco nel Castello Visconteo di Fagnano Olona.
E' dal 1972 che l'artista ha deciso che la sua vocazione sarebbe stata "passare per l'acqua": racconta che agli inizi degli anni Settanta quando ancora alternava gli olii agli acquerelli un critico gli fece intravedere la strada: "Caro Schiavo – gli disse – tu dipingi degli olii troppo leggeri e degli acquerelli, al contrario pesanti".
Da allora decise di abbandonare la leggerezza della pittura tradizionale e abbracciare definitivamente quella più poetica, cercando in essa di levarsi a più levigate delicatezze.
Una sorta di diario o taccuino di viaggio che si porta con sé, con la sua scatola di buoni pennelli e i pochi colori che servono.
"L''occhio per sentire oltreché per vedere" e poco altro. Poi la pazienza e la perizia del gesto, la casualità dell'assorbimento e delle velature fanno il resto.
Da tempo, poi, Schiavo imprime alle sue opere versi dei poeti che più lo hanno ispirato nel corso delle sue letture. Dalla letteratura inglese al Corano, appunto. Poesia universale, come la natura, come l'acqua.