Con il 2007 alle porte, bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, la città di Varese non sa ancora quali manifestazioni dedicherà all'avvenimento.E non c'è da aspettarsi molto, se di recente è stato presentato in città il libro Garibaldi: eroe o cialtrone? del giornalista Gilberto Oneto, piuttosto compiaciuto nello smontare pezzo a pezzo il mito fasullo dell'Eroe dei due Mondi.
Chissà. Eppure Varese ha dato fior di nomi e di patrioti all'epopea garibaldina, di cui si serba traccia nei monumenti, nelle lapidi e nei nomi delle strade, spesso grondanti Risorgimento. E' vero che da anni è chiusa e riposta la sezione risorgimentale dei Musei Civici, che tramite uniformi, baionette, proclami, stampe e coccarde, pur serviva a qualcosa, perlomeno a portare le scuole ad assaggiare l'odore della storia patria.
Buona parte della Lombardia, la "musica" risorgimentale, indubbiamente viziata di retorica, non la vuol sentire, al punto da riscoprirsi, oggi, piuttosto austriacante, celtica, antiromana e antiunitaria. Garibaldi, come tutti i miti, è addirittura facile, da smitizzare. Ma trascurarlo, a 200 anni dalla sua nascita nizzarda, pare incredibile, soprattutto per Varese, che fu garibaldina.
Ce lo ricorda, ad esempio, il Monumento ai Cacciatori delle Alpi o quello ai Caduti di Biumo Inferiore, che riportava in auge – e siamo negli anni '20 del 900 – la figura di Garibaldi, quale "anima" che sorregge il soldato della Prima Guerra Mondiale.
In effetti, qualcosa e qualcuno sembra muoversi, senza necessariamente indossare la camicia rossa: un nome su tutti, Luigi Zanzi, nella veste di responsabile varesino dell'Istituto per la Storia del Risorgimento. A lui, il compito di impostare un programma degno della nazionale ricorrenza. Con la grande incognita dei fondi a disposizione e la quasi certezza della tiepida sensibilità dell'amministrazione. Si è vociferato di una mostra a Villa Panza, la quale conserva nel suo "corpo" le palle di cannone austriache, così come di convegni, concorsi, almeno discorsi.
Giuseppe Garibaldi meritava un'attenzione e un trattamento diversi, alla luce del peso della sua figura, storica e simbolica. Sarebbe stata forse l'occasione, il Bicentenario, di ripensare al destino delle collezioni risorgimentali e della statua originale del "Garibaldino" che si trova nell'oscuro androne della ex caserma cittadina, edificio fatiscente e demolendo, che già portava quel nome trascinatore.