Gianni Berengo GardinGianni Berengo Gardin

Ci sono tanti luoghi simbolici e archetipici che si incrociano nei temi affrontati quest'anno nel ponderoso programma di FilosofArti, il Festival di filosofia e delle sue interazioni con poesia, letteratura, cinema, arti visive, organizzato a Gallarate dal 5 al 10 marzo. Il mito del viaggio di Ulisse, ad esempio, piuttosto che Platone nella rilettura di Giovanni Reale; o l'archetipo del western alla luce delle riflessioni di Giulio Giorello; o Parigi 1954, nelle foto di Gianni Berengo Gardin.

Quella Parigi che, scrivono gli organizzatori del gruppo fotografico il Sestante, "è entrata ormai nella Storia della Fotografia" e che "abbiamo sempre amato, un po' osè, un po' demodè, innamorata di sé e della sua Senna, dei profumi, delle sartorie, dei bistrot e dei baci nascosti".

Berengo Gardin traccia proprio nel 1954 lo spartiacque della sua vita. E' per lui l'anno decisivo. Da qui, anche, l'importanza storica, e appunto archetipica, di questo suo racconto fotografico. Fotoamatore fino ad allora, il ventiquattrenne ligure comincia a dedicarsi professionalmente al mestiere proprio lì, facendo il flaneur lungo il grande fiume, nelle atmosfere surriscaldate dall'esistenzialismo di Sartre, dalle poesie di Prévert e dalle canzoni della Greco, guarda caso in concerto il 14 marzo al teatro Gassmann.

E' in quell'annno che cominciano ad essere pubblicate le sue prime foto su "Il Mondo" di Pannunzio, storica rivista fondata nel 1949, insostituibile école du régard per la meglio gioventù di fotografi nata a cavallo delle due guerre. Ai quali, il direttore, elegante, umanista, liberale, chiedeva non lo scattino dozzinale, ma nemmeno l'immagine intellettualistica: semplicemente, tranche de vie garbate, spesso ironiche, intelligenti, liriche e di grande efficia comunicativa. Un paradiso, insolito, insomma, per la fotografia di quegli anni.

E Berengo Gardin come tanti altri trovò lì la miglior palestra. Appassionato in gioventù, come altri del resto, dalla grande fotografia americana, di "Life" e della Farm Security Administration, nella sua personale classifica i francesi erano rispetto agli americani e al loro stile asciutto, essenziale, democratico, secondi. Ma sopratutto più vicini. A Parigi, conosce e frequenta Doisneau e Boubat, i "santi", i li definì in una intervista. Cartier Bresson, invece, era già un Dio, quasi inavvicinabile.

Da lì è cominciata una delle più significative avventure della fotografia italiana e internazionale. Oggi Berengo Gardin è forse insieme a pochi altri il fotografo italiano più noto al mondo, grazie ad innumerevoli libri, a presenze espositive in prestigiosi musei, tra cui il Moma, il Guggheneim di New York, la Biblioteca Nazionale di Parigi, il Museo dell'Elysèe di Losanna.

In occasione di FilosofArti, Gianni Berengo Gardin, che dopo aver toccato diverse città, ormai vive stabilmente a Milano, sarà presente all'inaugurazione sabato 10 marzo alle 16.30 presso la sede del Fotoclub Il Sestante in via Mazzini dove terrà una Lectio Magistralis.

Gianni Berengo Gardini – Parigi 1954
10 marzo – 18 marzo
inaugurazione: sabato 10 marzo ore 16.30
Fotoclub Il Sestante, via Mazzini 6 Gallarate
orari: domenica 11 e 18 marzo: 10-12/16-19
da lunedì 12 a sabato 17 marzo: 16/19
ingresso libero
www.fotoclubilsestante.it
info@fotoclubilsestante.it