Dieci opere, l'artista più esposto nell'ultima edizione del Premio Michetti di Francavilla a Mare. "Geniale", gli disse allora l'istrionico Philippe Daverio quando vide i suoi nuovi lavori. Gli stessi che ha in parte acquistato subito dopo per la sua privata galleria domestica.
Gli stessi che visti di recente da Vittorio Sgarbi possono aprire a Vincent Berg porte per ancora sconosciuti ma ipotizzabili ampi orizzonti. Il critico d'arte e assessore milanese nel tourbillion dei suoi frenetici contatti, nella trafila di incontri quotidiani e compiti da assolvere, si è soffermato sulle nuove "aliene" creazioni del fotografo francofono da anni residente a Besozzo.
Frutto di solitarie visioni escursioni su coste di mare o di lago, alla ricerca di reperti naturali, alberi, giunchi, radici, ma rifiuti anche, tracce di passaggi di uomini, resti arrugginiti, giochi di bambini, reperti slabbrati che l'artista con abile colpo d'occhio e diabolica pazienza ricompone in loco o in studio, in alcuni casi, dando vita a metamorfiche trasposizioni di sembianti umani o animaleschi deformi, eppure perfetti nella loro crudele bellezza. Sorte di readymade, naturali, artificiali, pazientemente assemblati e fotografati sulla spiaggi o con l'ausilio dei suoi fondali di esperto di scenografia.
Un sapiente gioco di luci, la costruzione plastica, una fantasia quasi gotica, l'amore per la pittura che chiama a gran voce Bosch per un verso, Arcimboldo forse per altri, per il gusto di assemblare e creare con le forme, la sapiente gestione dell'immagine in camera oscura prima, nel digitale da qualche tempo: ed ecco questi splendidi lavori di dimensioni importanti, arrivano alcuni a 3 metri di larghezza, stampati su tela, che arrivano ad una qualità straordinaria per definizione, limpida per impianto, visionaria per concezione, pittorica per resa visiva.
Il progetto cui Berg sta lavorando adesso è ambizioso. Un evento che non sia solo una mostra, ma qualcosa di più avvolgente e coinvolgente, sound and vision, per intenderci. Del resto, Daverio le ha viste nell'immenso studio di Besozzo, completamente al buio, con un solo grande fare puntato di volta in volta sull'opera e la Processione dei Nobili di Korsakov ad altissimo volume, nella perfetta acustica del vasto salone. Una anticipazione di quello che potrà essere.