Un'antologica, più ristretta di quella proposta al Castello di Masnago l'estate scorsa, basata sul patrimonio presente al Museo Salvini, con qualche inserto di collezioni private e focalizzata sopratutto sugli anni venti, gli anni della piena maturità dell'artista, nella mostra varesina messi meno in evidenza.
E' questo il senso e il succo dell'omaggio che il Museo intitolato al pittore mugnaio si appresta ad allestire all'artista di Cocquio Trevisago a partire da domenica 20 maggio fino al 13 giugno, date, queste, in cui ai visitatori sarà anche data la possibilità, abbastanza rara di vedere in funzione l'intero complesso del mulino, macine, ruote e buratti, privilegio normalmente concesso solo ai grandi gruppi in visita a causa dell'alta percentuale di deteriorabilità dei loro ingranaggi.
Si celebra così anche nel piccolo centro della Valcuvia la Settimana della Cultura, riportando l'attenzione su un pittore la cui fama mondana "sconta ancora, nonostante tutto, ritardi e insufficienze – spiega la conservatrice Anna Visconti – non imputabili in maniera particolare a nessuno, però evidenti".
La signora, che si occupa insieme alla famiglia di tenere aperto, gestire, promuovere il piccolo ma prezioso museo, inserito nel circuito della Valcuvia non ha dubbi: "Salvini ha avuto i piedi ben radicati nella sua terra, ma la testa e lo sguardo in Europa. Si è volutamente appartato, isolato, sopratutto dopo la guerra, benché la letteratura critica non gli sia mai mancata".
Con la mostra primaverile il Museo riprende dunque la sua attività, al minimo dei giri consentito per una benemerita istituzione, privata – ricordiamolo – che ha goduto certamente dell'effetto di ritorno dell'evento varesino, ma che tuttavia si sostiene ormai in forme consolidate con uno zoccolo duro di visitatori che si aggirano sulle 2500, 3000 nell'arco della stagione di apertura estiva provenienti da tutto il mondo.
"Abbiamo un pubblico che viene dalla Germania, dalla Polonia, dagli Stati Uniti, dal Giappone, ma anche da paesi africani, come Ghana. Abbiamo la fortuna di aver vicino una istituzione come il CCR di Ispra che è sempre un punto di riferimento; in passato anche in termini di organizzazione di eventi espositivi temporanei come quello di qualche tempo in occasione del semestre di presidenza finlandese".
Quando Ispra o altre partnership non subentrano a sostegno, il Museo Salvini si "ripiega" sulla sua prioritaria missione: la salvaguardia, la tutela, l'informatizzazione del patrimonio salviniano. "Abbiamo partecipato al bando regionale per l'accreditamento – spiega ancora Visconti – ma sappiamo che i nostri limiti attuali ci consentiranno al massimo, passo dopo passo, di arrivare solo ad essere riconosciuti come raccolta museale. Al momento i nostri sforzi, anche le nostre esigue risorse economiche, sono concentrate sul mantenimento delle strutture sull'informatizzazione degli archivi epistolari dell'artista". Preservare e migliorare l'esistente. Il museo è sempre una trincea, in tempi difficili come questi.