Angela Surace, la sovrintendente del Parco Archeologico di Castelseprio, ci riceve nell'ufficio spartano ubicato nel sottotetto dello stabile adibito a reception e disimpegno del sito, dipendente dal Ministero. Prima di iniziare la conversazione, ci mostra orgogliosa tutte le pubblicazioni – alcune in cinque lingue – a disposizione dei visitatori.
Non vi è il computer, ma scatole con frammenti di reperti, semplici cocci per i non addetti ma, per un archeologo, tessere di un mosaico ogni volta riaperto. Ecco, a proposito di "riaperture", è stato recentemente effettuato uno scavo che avrebbe dovuto consentire importanti verifiche. Alla Surace lampeggiano gli occhi.
Ce ne può parlare?
"E' stato aperto ad aprile, ora è sospeso ma contiamo di riaprirlo presto. Si tratta della zona dell'abside nella Basilica di San Giovanni, indagata quarant'anni fa o addrittura prima, negli anni '50, all'epoca dei lavori per
liberare le rovine"
Che cosa cercate?
"Delle conferme ad alcune nuove ipotesi, mie e dei miei collaboratori, sulle presenze stratigrafiche nell'area"
Che cosa avete trovato?
"Dei raffinati intonaci colorati, una moneta, che va ancora ripulita e interpretata, ma che dovrebbe essere bizantina e poi…una tomba privilegiata, di un personaggio di alto rango, trovandosi nella zona absidale"
Dunque avevate ragione…
"Sì, non ci convinceva quella lastra che era stata interpretata come un semplice basamento, siamo invece al cospetto di una tomba all'interno della basilica, ma siamo solo agli inizi, occorre fare altre verifiche, quanto prima."
L'avete già aperta?
"No, ma verosimilmente sarà già stata violata, però rimane una presenza importante, ancora tutta da esplorare. Conferma l'importanza della Basilica di San Giovanni, che era chiesa plebana e collegiata, ovvero polo di attrazione per tutta la zona."
Questi ultimi ritrovamenti, così come quelli precedenti, non avrebbero bisogno di un luogo espositivo nel parco, di un Antiquarium?
"Sì, ed esiste il cosiddetto Conventino di San Francesco, che è sempre stato considerato la sede naturale dell'Antiquarium. Oltretutto, è un edificio con una sua dignità, fu convento probabilmente degli Umiliati, quindi dei Francescani di Gallarate, prima di divenire cascina rurale. Pensi che è vincolato come monumento storico, sin dagli inizi del '900."
Se ha tutti i requisiti, come mai non è ancora divenuto Antiquarium?
"Il progetto è avanzato, è a buon punto, la sua destinazione è quella, si sta lavorando al pensiero che deve stare dietro a un'esposizione di reperti e va naturalmente ultimato il restauro dell'edificio, prima di aprirlo al pubblico."
Dove si trovano, oggi, i reperti archeologici di Castelseprio?
"In Sovrintendenza, anzitutto, e presso alcuni musei archeologici locali, come Varese e Gallarate."
Ritorneranno a Castelseprio, una volta pronto l'Antiquarium?
"Non proprio, non è che si possano smembrare collezioni storiche che si sono formate negli anni, oltretutto di varia proprietà."
Veniamo a Santa Maria foris Portas: cos'è che rende unici gli affreschi?
"La loro altissima qualità pittorica, l'originalità iconografica -alcune scene derivano dai Vangeli apocrifi – e l'evidenza che dimostrano: una conoscenza e continuità diretta con il mondo greco-ellenistico. Non ultima, la loro presenza qui, nel Seprio."
Per una volta, avete scelto di considerare un aspetto nuovo di Santa Maria foris Portas, quale?
"Sì, abbiamo realizzato un pannello con la ricostruzione virtuale dell'abside della chiesa così come doveva presentarsi nel Cinquecento, in epoca rinascimentale."
Vale a dire? Il ciclo alto-medioevale era già stato coperto?
"No, ma sappiamo dagli atti delle visite pastorali, datati ad esempio 1621, che esistevano altri affreschi sovrapposti a quelli della Natività: un Presepe di scuola lombarda (ora conservato in San Martino a Carnago e per il quale si è fatto il nome del Buttinone) e una Madonna del Latte, di cui si sono perse le tracce dopo la Seconda Guerra Mondiale."
Com'è fatto il pannello?
"Avvalendoci delle moderne tecnologie, abbiamo volutamente evitato il colore, perchè inattendibile, mentre una scala di grigi, dal più tenue al più forte, rileva la distanza temporale degli affreschi, posizionati secondo le tracce degli strappi rinvenute sull'abside."
Dunque Santa Maria foris Portas era ancora luogo importante di devozione?
"Proprio così. La presenza di questi affreschi, a metà Cinquecento, lo dimostra. Un affresco era anche un investimento economico."
Il Rinascimento a Castelseprio: chi l'avrebbe detto?
"Infatti, pochi sospettano che il luogo, dopo la distruzione del 1287, ha continuato a vivere, almeno nei luoghi di culto. Con questo nuovo pannello didattico abbiamo cercato di rendere lo stratificarsi del passato e del vissuto, anche per quanto riguarda la decorazione artistica. Il grigio, nelle differenti gradazioni, rende l'emozionalità della situazione."
Angela Surace, tra uno scavo e un pannello, continua nell'opera di studiare e valorizzare Castelseprio. L'impegno è notevole (l'area copre circa 8 ettari di terreno) e i mezzi ridotti. Il taglio dell'erba, ad esempio, è una necessità che s'impone.
Il parco è affascinante, i ritrovamenti non mancano, Santa Maria foris Portas un inestimabile gioiello, che vengono ad ammirare studiosi da tutto il mondo. La bellezza del mistero abita a Castelseprio.