Spostare la Fuga in Egitto di Guttuso, ma senza dislocarla dalla via Sacra, e rimettere in luce il sottostante affresco del Nuvolone, non senza polemiche, coperto dall'intervento di Guttuso. Tra le tante voci che anche negli ultimi tempi si sono levate pro e contro la discussa opera in acrilico a fianco della Terza Cappella lungo la via Sacra Monte, l'ultima è quella di una esperta venuta da fuori, ma chiamata sul territorio varesino al capezzale di altri illustri malati quali le opere murali di Arcumeggia.
Con le cautele di chi non ha studiato approfonditamente il caso, "di aver valutato la zona da turista", ma con l'esperienza di chi tratta da una vita vicende e questioni non del tutto dissimili, anche Cristina Danti, responsabile del settore Pitture Murali dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze ha voluto esprimere una sua opinione, a margine della presentazione delle iniziative previste per il recupero patrimoniale e artistico del borgo dipinto.
Intervistata da Federico Masedu per La6, la Danti rilancia la convinzione che sia stato un errore errore lasciare realizzare all'artista siciliano la sua opera proprio lì, una pittura contemporanea a nascondere una pittura più antica. Ma ribadisce la filosofia più diffusa in casi del genere: spostare il meno possibile le opere dal contesto in cui sono state concepite e realizzate. Nel caso di Guttuso, tuttavia, lo spostamento, anche minimo, secondo Danti, si renderebbe necessario, non tanto e non solo in termini di giusta conservazione quanto di risarcimento al seicentesco affresco sottostante forse sbrigativamente ritenuto ormai ai tempi non più conservabile e inutilizzabile alla vista.
Non so come sarebbe possibile, ammette l'esperta, ma forse continua negli spazi che la Via Sacra offre si potrebbe trovare una soluzione, rifacendosi al fatto che, per come è stato concepita l'opera di Guttuso, teoricamente, forse molto teoricamente, si potrebbe rimuovere. Una possibilità che non è mai piaciuta alla Sovrintendenza, peraltro, da sempre sulle posizioni di massima cautela in ragione degli evidenti segni di sfaldamento della superficie.
L'opera guttusiana insomma che già vide al tempo del suo farsi schieramenti ben contrapposti, tra favorevoli e contrari, capitanati gli uni da Luigi Zanzi, da Giuseppe Bortoluzzi, gli altri, autori di due memorabili interventi sul quotidiano varesino di allora, continua a suscitare dibattito. Al momento, rimane lì, nella sospensione di chi non ha certezze, forse progetti del tutto affidabili e probabilmente i mezzi economici per realizzarli.