Avanti e indietro – Certe scoperte si fanno andando all'indietro, come i gamberi. Ad alcune illuminazioni si arriva non procedendo gradino dopo gradino, casomai, ripercorrendo a ritroso la strada come Hansel e Gretel, dalla fine fino all'inizio della storia. Così è stato anche per Valentina Cusano, giovane fotografa, insegnante di fotografia, indagatrice della luce e delle sue alchemiche relazioni tra pittura e ripresa meccanica da farne l'oggetto di un suo prossimo volume dedicato a Caravaggio e al suo rapporto con il realismo fotografico.
Verifiche – Il suo battesimo del fuoco è stato incontrando l'oggetto della sua tesi di laurea, la fotografia di Ugo Mulas. "Frequentando il suo studio e studiandone i materiali mi sono innamorato delle sue Verifiche (celebre ciclo di fotografie di Mulas, ndr). La moglie Nini mi ha dato un consiglio: 'non cominciare come fanno tutti, parti dalla fine, dall'ultima'. E così ho fatto. Mi è sembrato all'improvviso che tutto fosse più chiaro e illuminante il messaggio così ricco e pieno delle sue opere: tecnico, concettuale, filosofico. Credo che l'opera debba sempre veicolare un messaggio, debba ritagliarsi un valore storico, altrimenti è una operazione nulla".
Spartiti fotografici – Solo guadardando le foto di Mulas che ritraggono Lucio Fontana tagliare le proprie tele, giura Valentina, ha capito l'arte contemporanea. E al fotografo scomparso troppo presto, nel 1973, uno degli spartiacque della fotografia italiana, ha dedicato il proprio lavoro accademico dal titolo ispirato: "Spartiti fotografici di Ugo Mulas". "Ho voluto chiamarla così – spiega – per collegare la mia passione per la fotografia ad un'altra passione, quella per la musica. Quando ero più giovane suonavo e facevo la cantante in un gruppo rock".
Rosso vestito – Il look rockettaro un po' è rimasto addosso, ma adesso Valentina si divide tra gli impegni di scrittura, il lavoro di fotografa per La Provincia, l'insegnamento e la propria ricerca di cui, dopo una quindicina di mostre, in provincia di Varese ma anche a Bologna, Parma, gli ultimi frutti è possibile vedere in una mostra "Nudo di rosso vestito – coccinella", allestita al Cavedio di Varese, in via Cavallotti, attentamente studiati anche dall'illustre Giorgio Lotti, il giorno dell'inaugurazione.
Le opere, la storia – Una decina di fotografie. E una lunga didascalia. La didascalia è la favola della coccinella che lotta per trovare la sua libertà. Le foto, incastonate in una finissima rete, stampate su tela, una decina, virate su un rosso, di fondo, giocato di profondi scuri e improvvisi guizzi di luce, ne raccontano plasticamente lo svolgimento. "La coccinella è come se fosse vittima di un maleficio. Mi è sembrato l'emblema giusto applicabile anche all'uomo, vittima di se sè stesso, della sua paura di cambiare, di scoprirsi, di conoscersi. La mostra si conclude con l'immagine del letto vuoto, la donna si è liberata e si è alzata".
Rumore intenso di rosso – In questo mare di rosso, ricercato attraverso un sapiente gioco di luci in studio, ci si chiede cosa penserebbe Mulas, uno che ha ragionato forse più di altri sull'identità della fotografia, alla scelta di stampare su tela. "Ho sempre affrontato il paragone tra fotografia e pittura, tra fotografia e arte. Ho volutamente esasperato l'effetto pittorico di questi lavori, e la tela è utile per questo, mi ha permesso di far esaltare il rumore, la corposità dei neri e di questo rosso, forte, intenso, ma credo tutto sommato positivo".
Felicità è fare foto – La donna-coccinella che porta sul corpo i segni dell'esperienza, che si mostra, che racconta il proprio romanzo di formazione è forse la stessa Valentina? "Potremmo essere tutti – conclude la giovane artista – spesso schiacciati dal giudizio e incapaci di prenderci la nostra vita. In ogni caso anche grazie al mio lavoro di fotografa, sopratutto quando fotografo, sono la persona più felice del mondo".
Valentina Cusano – Nudo di rosso vestito – coccinella
dal 2 al 17 giugno
Il Cavedio, via Cavallotti, Varese