Committenza francescana – A Cagli, antica città sulla via Flaminia nel cuore delle Marche, dopo il ritrovamento e il delicato restauro degli affreschi dipinti da Mello da Gubbio, amministratori e studiosi d'arte hanno pensato opportunamente di organizzare una mostra "Arte francescana. Tra Montefeltro e Papato 1234-1528" che riconsiderasse la committenza "in loco"dei Francescani, anche per dimostrare come questo ordine religioso fosse sempre stato tempestivo, talvolta fin all'avanguardia, nella scelta degli artisti.
Le opere di un tempio antico – Allestita nello spazio severo della chiesa di San Francesco, la rassegna riunisce con coerente rigore, recuperandole anche da altre sedi, talvolta lontane, numerose opere che abbellivano questo tempio. Non solo dunque gli affreschi di maestro Mello, attivo alla metà del Trecento fra Marche ed Umbria, ma anche pale dipinte via via per gli altari delle cappelle, opere che spettano al pesarese Simone Cantarini o al fiammingo Ernst van Schayck che rappresentò il Miracolo della neve, soggetto ripreso ancora un secolo dopo, per un altro altare della chiesa, dal raffinato artista settecentesco di Cagli, ma con educazione romana, Gaetano Lapis.
Cagli e non solo – Saggiamente i curatori della mostra – Alessandro Marchi e Alberto Mazzacchera – hanno colto questa occasione per allargare l'orizzonte sulla committenza degli ordini religiosi non solo a Cagli ma anche nelle Marche settentrionali, presentando altri lavori (sculture, miniature, oreficerie oltre che pitture) realizzati sempre ai massimi livelli da artisti provenienti da ambiti culturali diversi. In San Francesco si può così ammirare un intenso Cristo morto fra due angeli di Marco Zoppo, opera dalle sapienti mistioni mantegnesco-veneziane, una complessa Incoronazione della Vergine di Orlando Merlini e un'elegante Madonna in trono di Baldo de' Serafini, pittori questi ultimi di Perugia, attivi fra Quattro e Cinquecento.
Sebastiano Conca – Degli artisti seicenteschi ed oltre, presenti in numero ridotto, par giusto menzionare l'urbinate Gerolamo Cialdieri, il veneto Paolo Piazza, già allievo del Veronese, e Sebastiano Conca, prolifico pittore a Roma nei primi decenni del Settecento ma richiesto anche a Siena, a Napoli ed a Torino, qui dal duca di Savoia, su consiglio dello Juvarra che l'aveva conosciuto nel suo soggiorno romano.
I quasi sconosciuti gioielli di Besnate – Il Sant'Andrea abbraccia la croce, originariamente nell'omonima chiesa di Cagli, possiede uno studiato equilibrio compositivo ed una ricercata morbidezza cromatica, qualità che giustificano con assoluta pertinenza la fortuna incontrata dall'artista gaetano presso committenti di gran gusto. Questa tela, di grandi dimensioni, é possibile ammirarla, a mostra conclusa, nella Parrocchiale di San Martino a Besnate. Come spiega Valentina Maderna nel catalogo (edizioni Skira), essa vi giunse nel 1815, ai tempi delle soppressioni degli ordini religiosi e al conseguente smantellamento delle loro chiese e dei loro conventi, dirottata in questo centro del Gallaratese da Brera, secondo la prassi che assegnava alle chiese "povere" di Milano e del contado "i quadri di 3° e 4° classe", quasi tutti dipinti sei e settecenteschi. A Besnate non é l'unica; v'é anche, infatti, proveniente da Santa Lucia di Udine, un quadrone rappresentante San Tommaso da Villanova dispensa la carità ai poveri, un lavoro di complessa impaginazione e di variate e sceltissime sollecitazioni cromatiche del seicentista Antonio Carneo, artista di Portogruaro.
Anche solo per vedere questi due bei pezzi di pittura val la pena, vi assicuro, di andare a Besnate e far visita a San Martino.