Obiettivo raggiunto – L'artista è riuscita nel suo intento e non si può certo dire che la valenza concettuale non sia stata dimostrata: la Stanza dell'Artista di Loredana Raciti ha ottenuto quel risultato al quale ogni artista dovrebbe aspirare e cercare di raggiungere, trasmettere emozioni con la propria arte, negative o positive che siano. E come ben si può vedere nel sito di ArteVarese, tutto ciò è accaduto.
Contaminazione – L'installazione, inserita negli Eventi Collaterali della Biennale, evidentemente ha suscitato curiosità, ha catturato sguardi, creato dibattiti. A parere mio e di altri addetti ai lavori, risulta essere un interessante progetto di contaminazione artistica, nato dalla volontà di esibire l'intimo spirito creativo dell'artista, lo spazio ideale entro cui si crea e trova espressione l'opera d'arte.
L'idea della struttura esterna, il parallelepipedo azzurro specchiato, nasce in seguito, per ovvi motivi logistici, difficile sarebbe stato, immagino, ricreare uno studio d'artista en plein air, o quanto meno sarebbe risultato difforme dalla realtà.
Artista del suo tempo – Sono d'accordo con Luciana Schiroli quando descrive la sfuggente e mutevole struttura interna, ma è doveroso puntualizzare come la struttura sia un contenitore e non la vera essenza dell'opera; è ciò che racchiude il vero tesoro d'arte, il vero messaggio dell'artista. La spiccata tecnologia e i materiali avveniristici, da un progetto del Politecnico di Milano, applicati nell'installazione, sono dunque un tramite per creare una forte contaminazione tra arte e la dimensione moderna del mondo, sempre più spinto verso la ricerca ecologica.
In questo sta un grosso messaggio dell'artista: nel voler cercare di contribuire alla ricerca e all'innovazione, non restando, come spesso accade, al di fuori del proprio tempo.
L'interno giustifica l'esterno – Avendo potuto visitare personalmente l'installazione, mi trovo dunque ad essere in disaccordo con alcune affermazioni lette: sono gli oggetti simbolici collocati nella Stanza che caratterizzano e giustificano l'opera, senza i quali la struttura sarebbe solo un cubo specchiato, sicuramente di grande impatto, ma evidentemente poco evocativo nell'intento di Loredana Raciti.