Opera di M. VasconiOpera di M. Vasconi

Amore per la letteratura.
La visita inizia con un quadro che attira decisamente l'attenzione: un albero, una rondine e un cielo dal blu intensissimo. "Ho voluto comporre una poesia, il mio intento è stato quello di unire versi di opere differenti di Cesare Pavese, che mi piacevano, per crearne una mia. Ho fatto quest'opera, nel 2000 ispirata al poeta piemontese dal titolo "Sangue di primavera". Io ho un rapporto dialettico con la sua poesia. Il suicidio di Pavese ha le sue radici nel dramma del  non potersi mettere in dialogo, in simbiosi col mondo femminile che per di più lui amava. Nonostante le delusioni del mondo del dopoguerra in una realtà politico, sociale e culturale che non si trasformava secondo quanto era stato sperato, si è avuta una crisi esistenziale dovuta all'impossibilità di costruire un rapporto con la vita più immediato; è poi il rapporto che la donna ha con la vita essendone creatrice. Per questo la donna vive con immediatezza, spontaneità e forza. Pavese, quando parla della donna la identifica con la terra; perciò io l'ho identificata con l'albero, la primavera, in una dimensione da lui desiderata, ma mai raggiunta. Il quadro è il mio punto di vista sullo scrittore che amo molto".

Un quadro curioso:
Un'altra opera interessante merita attenzione: un paesaggio reale ma con elementi fantastici; Manuela ci spiega il significato: "Dato che la mia pittura si ispira spesso ai miti, ha e vuole avere, una dimensione cosmica, in questo quadro rappresento quello che una volta un' amica salvadoregna mi ha raccontato: un mito della sua terra e io l'ho rappresentata con un toro che si innamora della luna specchiata nell'acqua. Si ha così il collegamento tra terra, acqua e cielo; gli elementi che alla fine sono le radici anche della cultura mediterranea. Questa è una bozza per un quadro più grande".

Sangue di primaveraSangue di primavera

Da quando dipingi?
"Ho sempre amato dipingere. Sono nata vicino ad un pittore, eravamo 5 figli tutti nati vicini al pittore, ma io ero sempre lì attaccata a vedere che dipingeva. Negli anni delle elementari e medie non si dava molta importanza al disegno. Poi ho fatto gli studi superiori Magistrali e lì si faceva molto disegno ed aveva anche un certo rilievo. Amavo anche la musica, ho studiato pianoforte, ma non ho il tempo per suonarlo. Io volevo fare il liceo artistico, ma dovevo andare a Milano; i miei non avevano grandi risorse e una ragazzina di 13/14 anni a Milano non la mandavano. Poi mi sono iscritta all'Università e non rimpiango di avere fatto il percorso di Pedagogia alla Cattolica, che mi ha dato delle suggestioni particolari, che probabilmente facendo l'artistico mi sarei dovuta recuperare con tanta fatica. Ho studiato filosofia con Severino, un "maestro" da questo punto di vista. Ho vissuto tempi piuttosto coinvolgenti e problematici, gli anni del '68".

Le tue città dipinte?
"Mi piacciono molto le mie architetture archetipiche, rappresentano il tentativo di conquista dello spazio, dell'arroccamento da una parte come difesa e dall'altra come conquista del cielo da parte dell'uomo costruttore".

I quadri a cui sei più affezionata?
"Quelli legati alla Sindrome di Peter Pan al femminile, che esprime un mio desiderio di non diventare adulta, nonostante la mia spavalderia e forza voglio trottare ma poi…il cavallo è a dondolo".

Parigi cos'ha dato alla tua pittura?
"A Parigi ho conosciuto una gallerista che mi ha presentato il responsabile della Galleria d'Arte Unesco, Dominique de Lantivy, ha visto le opere che avevo lì, anche se non erano molte. Mi ha scelto. Con le opere selezionate, o realizzeranno cartoncini da vendere alle grandi aziende, oppure come quest'anno, le diffonderanno in altra maniera; mi hanno commissionato tra l'altro per il futuro prossimo, delle opere sul tema dell'acqua".

Opera Romania, 2002Opera Romania, 2002

La tua tecnica, la tua arte?
"Una critica, tempo fa ha definito i miei colori 'narranti'. Che la mia pittura sia in sintonia o meno con le correnti del periodo non mi interessa più di tanto, io seguo un percorso mio. A me piace molto la storia dell'arte e credo di avere delle conoscenze in materia; delle consapevolezze critiche abbastanza ferrate, anche per gli studi che ho fatto. Credo di avere da imparare da tutti; poi uno sceglie gli artisti con cui si sente maggiormente in sintonia. Da Van Gogh a Chagall, alcune espressioni le faccio mie perché mi piacciono. Oggi in arte ormai tutto è stato espresso, le avanguardie storiche sono ormai storia del secolo scorso. Il quadro prima lo penso, lo disegno, schizzo e poi arriva come lo desidero. Sono una figurativa che fa del realismo magico. Il senso di una linea, di come un colore è steso a me interessa.
Il colore fa parte della mia energia vitale. Credo che la matericità si debba raggiungere attraverso la forma e il colore non tramite materiali a volte assemblati un po' a caso. Rispetto in ogni caso i percorsi differenti dal mio".

L'esperienza in Romania?
"Sono stata in Romania due anni (2002-2003). Insegnavo in un liceo bilingue. I Rumeni hanno una forte personalità, una forte immaginazione, amano moltissimo i colori forti, intensi, infatti hanno molto apprezzato le mie opere. I lavori di questo periodo sono ad acquerello. Io ero a Cluj-Napoca, c'era una piazza dove passavo giorno e notte per andare in centro. Lì c'è una statua di "San Giorgio e il drago", opera di due scultori italiani della fine del XIV secolo, perché Cluj-Napoca aveva rapporti con Roma, con l'Italia, dai tempi lontani, tant'è vero che a Cluj-Napoca c'è un'università del ‘400. Qui ho scoperto che nella seconda metà del ‘400, nel periodo di Lorenzo il Magnifico c'erano delle relazioni culturali, commerciali con Cluj-Napoca. Lorenzo il Magnifico ha mandato in omaggio a Matteo Corvino, nativo di Cluj-Napoca e Re Rumeno della Transilvania, considerato il grande umanista della Romania, un'opera giovanile di Leonardo che ora è scomparsa. Per tornare alle opere invece, tutti i fili che si vedono nei quadri della Romania sono i fili della luce, che là sono come in Italia negli anni ‘50, quando si vedevano a penzoloni per le strade. Nei quadri questo elemento esprime una tensione dinamica e cromatica, come lo spirito attuale dei Rumeni".

 

Opera Romania, 2003Opera Romania, 2003

Alcuni elementi si ripetono nei tuoi quadri?
"L'albero è un tema che mi coinvolge, mi piace seguire tutti i rami. Mi attira molto l'architettura dell'albero e il groviglio che con i rami esprime".

Della traduzione del libro dal francese cosa mi dici? – "Al liceo internazionale di Parigi, ho conosciuto Francine Christophe, impegnata in incontri con i giovani, a cui narrava la sua esperienza diretta nei lager; tendenzialmente è un'esperienza talmente sconvolgente che uno perde la voglia di vivere. Lei è però una signora molto vitale di 75 anni che ha uno spirito combattivo e comunicativo con i ragazzi, impressionante. Le ho proposto se voleva divulgare il libro con le sue testimonianze, "Non sono passata dal camino. Sono una bambina privilegiata, 1942-1945", anche in italiano ed è nato questo progetto. Il libro verrà presentato a Roma, alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, lunedì 8 ottobre, poi a Milano. Siccome io quando leggo, vedo, ho fatto un quadro. L' ho donato a lei, che l' ha mostrato al direttore di Bergen Belsen ed ora è nel Nuovo Memoriale del Campo".

Altre esperienze illustrative?
"Ho avuto una collaborazione con la docente di storia dell'arte, Pina Prone Biscazza per un libro di memorie, di guerra, "Laudìs. Una giovinezza tra bagliori di guerra" (2004); io mi sono occupata delle illustrazioni, di cui ho fatto anche una breve spiegazione".