Il tesoro nascosto – Nell'anno delle celebrazioni düreriane, non poteva mancare un omaggio milanese. Dopo le rassegne romane e veneziane, tocca ora alla Pinacoteca Ambrosiana, con una mostra numericamente contenuta ma ugualmente fascinosa. La rassegna espone 30 opere valorizzando il proprio "tesoro", abitualmente nascosto e difficilmente accessibile (al pubblico e agli studiosi): 14 disegni e 16 incisioni dedicate all'Apocalisse.
L'esposizione si collega idealmente a quella di quarant'anni prima, datata 1968, sempre nella stessa sede: dopo un periodo siderale il maestro tedesco ritorna quindi visibile in Pinacoteca. Un'occasione da non perdere, per non rischiare di attendere ancora quattro decenni.
Il tedesco impetuoso – Il profilo del maestro tedesco ci introduce nel Rinascimento, all'epoca del massimo splendore. La sua figura si staglia impetuosa all'interno dell'Europa, grazie ai continui viaggi e al successo delle opere. Svizzera, Paesi Bassi, Italia, Germania: non c'è luogo o corrente stilistica che sfugga alla sua onnivora curiosità, né maestro che possa evitare la magia delle sue invenzioni.
Il rapporto con il nostro paese assume una valenza primaria, formativa: il primo viaggio oltralpe, datato 1494-95, lo porta a Venezia, nel tentativo di carpire i segreti ed i misteri dell'arte italiana, altrimenti inaccessibili ad un pur talentuoso maestro tedesco: prospettiva, anatomia, proporzioni. L'affetto nei confronti del collega e "maestro" Giovanni Bellini prosegue nel tempo, ancora all'altezza del secondo soggiorno lagunare, undici anni dopo. Le parole a lui dedicate in una nota lettera del 1506 sono ancora riverenti e profondamente toccanti: Bellini, a suo dire, è ancora il numero uno.
Il pregiudizio e il prodigio – Naturalmente il rapporto con l'Italia non è unidirezionale, ma biunivoco. Il numero di artisti influenzati dalle sue opere è straordinario, senza precedenti né limiti geografici o territoriali: da Lorenzo Lotto ai Manieristi, dagli "eccentrici" emiliani a Tiziano.
La mostra consente alcune riflessioni proprio su questo specifico aspetto. Innanzitutto espone 'soltanto' disegni ed xilografie, non dipinti. Tale scelta rispecchia il successo del maestro all'epoca, esaltato all'unisono per la sua potenza inventiva in tali ambiti, meno per la qualità pittorica. Un pregiudizio invero infondato e assai patito dal maestro, che in più occasione ebbe a lamentarsene. Durante gli anni veneziani, ricorda infatti la scarsa considerazione rivolta alle sue pitture, ma con la Pala del Rosario (1506-07), ora a Praga, zittisce una volta per tutte i detrattori. Il successo è ora assoluto, incontestabile. Critici ed invidiosi devono inchinarsi di fronte al prodigioso dipinto, all'altezza dei migliori veneziani e del Cenacolo di Leonardo.
Apocalisse apocalittica – I disegni aprono la strada ad un universo fino ad allora inesplorato, ad un naturalismo senza precedenti in Italia. Dürer si ricollega alla grande tradizione fiamminga, alla resa epidermica e analitica del mondo fenomenico promossa da Van Eyck, a lui noto fin dagli anni di gioventù. I risultati sono spettacolari: paesaggi, vedute, rappresentazioni di animali, conigli e pappagalli. Soggetti fino ad allora mai visti e che nessuno, in Italia, si sarebbe sognato di inventare.
Ugualmente esplosive si presentano le incisioni esposte in mostra. La serie xilografica, dedicata all'Apocalisse, venne pubblicata nel 1498 e poi nel 1511. La terribilità del soggetto è espressa alla sua massima potenza; i possibili modelli italiani, da Mantegna a Pollaiolo, sono tradotti secondo i canoni e i paradigmi della cultura nordica: veemenza rappresentativa, immaginazione fantastica, palpitante emozionalità, inarrestabile dinamismo. La forza della visione colpisce ancora oggi, a cinque secoli di distanza.
Senza confronti – L'effetto empatico sullo spettatore è garantito dalla padronanza del mezzo grafico. Luci ed ombre sono modulate secondo sottili chiaroscuri o più decisi contrasti; l'effetto plastico si alterna al pittorico, la sottigliezza dello scavo al più vigoroso rilievo; il tumulto della natura e delle sue manifestazioni si impone sulla più rigorosa logica compositiva e formale italiana. Come incisore, Albrecht Dürer non teme proprio confronti con nessuno. Neppure con Rembrandt o Mantegna.
I disegni e le incisioni di Dürer alla Pinacoteca Ambrosiana
14 novembre – 2 febbraio 2008
presso la Pinacoteca Ambrosiana Piazza Pio XI 2, Milano
Orario: da martedì a domenica 10:00-17:30
(chiuso il lunedì)
Biglietti: intero 8 euro
(ridotto 5 euro; scolaresche con prenotazione 4)
Per prenotazioni gruppi e scolaresche:
fax. 02.80692210
www.ambrosiana.it