Occhi che parlano – "La luce di una foto è accesa dall'amicizia". Queste le parole che racchiudono la ricchezza di una vita, di una passione, di un uomo. Andrè Villers, 77 anni, con due occhi che parlano. Affascinante è osservarlo e sentirlo raccontare vicende e incontri con il suo tono leggero e sicuro. Nessuna parola o definizione fuori luogo. Nessuna incertezza sulle sue emozioni, sul suo passato e sulla fotografia. Arte quest'ultima che lo ha reso famoso dopo il fatidico incontro nel 1953 con il grande Picasso. Da lì il suo futuro. Amicizie e incontri che lo hanno segnato e formato; condotto ad essere l'uomo che è oggi. Un fotografo di fama mondiale, che ama la musica jazz e che trova ogni spunto per ironizzare su sé e sugli altri. Si diverte Andrè giocando con macchine foografiche ultimo modello e si appassiona seduto davanti al pianoforte canticchiando canzoni tipiche francesi. Una persona dolce e semplice, sempre accompagnato dal figlio Matthieu e dalla moglie artista, Chantal.
Marzo 1953 – "Vogliono tutti fotografare i miei atelier e farmi dei ritratti; e allora, dico a te, fai delle foto!". Parole queste di Pablo Picasso. Tra tutti i fotografi e artisti che avrebbero voluto collaborare con lui o immortalarlo con foto, il grande maestro spagnolo, dalla personalità esuberante come un vero artista scelse lui: Andrè Villers. A quei tempi, Andrè era poco più che agli esordi con la fotografia. Qualche corso seguito nel lungo periodo trascorso in sanatorio a Vallauris, dal 1947 per otto anni, a causa di problemi alle ossa.
Nuove scoperte – Nei suoi racconti su Picasso, Andrè dice: "All'epoca non mi aveva nemmeno sfiorato l'idea che lo avrei fotografato; mi avevano detto che era il pazzo di Vallauris, dunque una persona da evitare". Poi però il grande incontro. Continua Villers: "Pablo non mi distolse minimamente dalla fotografia (teneva in grandissima considerazione l'arte praticata da Capa, Milly, Brassaï e altri), ma fui io a sentire il bisogno della pittura, soprattutto quella di Picasso, che mostrava tutte le facce di un soggetto, corpo o oggetto". L'attenzione del giovane Andrè cominciava dunque a scoprire nuove strade che lo occuperanno per lungo tempo. 20 anni, fino al 1973, anno della scomparsa di Picasso, e ancora oggi, energie dedite a sperimentazioni continue in campo artistico.
L'Album – E' del 1959 ‘L'Album photographique Portraits de Picasso', con testo di Jacques Prévert. Lavoro che raccoglie i numerosissimi scatti fatti da Villers durante i momenti trascorsi con l'amico artista. Tre anni più tardi, nel 1962 un'altra pubblicazione significativa, ‘Diurnes', opera a tiratura limitata. Il volume "Album Villers ou l'imaginaire portatif", presentato recentemente ad Aosta raccoglie proprio questi esperimenti e produzioni del passato. Una prima parte del volume è dedicata agli scatti fatti da Villers a Picasso e ad altri grandi artisti. Le altre due sezioni vedono l'approfondimento delle sperimentazioni di Andrè Villers, dai Collage ai Découpages. A concludere la pubblicazione la fotobiografia dell'artista.
Geografie dell'incontro – Dallo scorrere veloce delle pagine dell'Album Villers, fuoriesce un profumo d'arte. Di passato. Di nomi che tutti conoscono e che hanno fatto la storia. Tra i tanti, Fellini, Hans Arp, Hartung, Renato Guttuso, Cesare Peberelli, Cocteau. Dall'arte alla letteratura, alla musica, al cinema. Un assaggio di volti e di espressioni che sanno di passato. Di un grande passato. Di quell'ispirazione a vicenda che c'è stata tra Andrè e i diversi artisti.
Villers si racconta – Quando si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima. Mai come in questo caso è più vero. Una vita alle spalle e uno sguardo da ventenne. La voglia di raccontare mai così sentita. E allora ecco che Andrè ci descrive la sua fotografia, come lui l'ha vissuta e cosa per lui ha rappresentato. "Fotografare vuol dire catturare la Torre di Pisa. Tutto quello che vedo, da una macchina, ad un viso, ad una qualsiasi situazione, so che questa immagine non tornerà mai più. Attraverso la fotografia raccolgo quello che il mondo mi da. Catturare l'immagine, l'immagine latente". Con il luccichio di chi crede fortemente in quello che afferma Villers continua dicendo: "La fotografia è come un'apparizione. E' qualcosa a sé stante. E' l'opposto dell'impressionismo, perchè quest'ultimo è nato proprio da essa. Grazie alla fotografia gli artisti hanno capito la profondità, l'esistenze dei diversi piani e la luce diventa importante occupando il campo in diversi modi".
Agenzia Villers – "Oggi potrei essere un'agenzia – dice Andrè sorridendo – dato l'elevatissimo numero di scatti che ho di personaggi e le testimonianze che ne derivano. Le mie foto sono ancora molto richieste. Ma la mia particolarità è che non le ho mai fatte su commissione".
Andrè e il futuro – La passione dell'artista lo porta a pensare serenamente al suo lavoro e ad affermare che nel futuro continuerà a sperimentare in camera oscura. "Crearsi il negativo da solo è il fascino della fotografia". E' sullo scatto originario che Andrè elabora le più svariate soluzioni, sperimentando gli effetti con cartine di sigarette e mascherine per evidenziare il soggetto principale e coprire il resto. Un lavoro sui particolari con acidi, ingranditori, sagome e a volte la sua stessa saliva.
Uno sguardo agli artisti – Piacevolmente Villers racconta un episodio dei suoi amici artisti: "Nel 1972 Peverelli fece una mostra al Palazzo Reale di Milano. Aveva invitato tra gli altri me e Renato Guttuso. Guttuso non andò al vernissage della mostra. Per ripicca il giorno seguente all'invito di entrambi a pranzo da parte di Guttuso, Peverelli non si presentò", una risata illumina il volto del fotografo. Ricorda ancora i giorni passati nella casa varesina di Guttuso, sottolineando lo sfarzo, tra argenterie, arredi in marmo e servitù. Nel volume è riportato un bellissimo scatto dell'artista varesino, sviluppato appositamente per la pubblicazione.
Solo l'inizio – La presentazione del volume è solo la prima tappa di un percorso che vedrà la realizzazione di una mostra fotografica che a partire da maggio toccherà alcuni centri italiani. Si parte da Aosta, ma la manifestazione coinvolgerà anche Varese. Un lavoro che vede in prima linea due varesini, Debora Ferrari e Luca Traini. La pubblicazione contiene un testo di Debora Ferrari e un pezzo, intitolato "A." di Traini, letto dallo stesso durante la conferenza stampa. Collaboratori fondamentali dell'evento i responsabili di Eurotravel e Fabbrica Arte che si è occupata della promozione con Andrea Ferrari. In catalogo anche emozionanti testimonianze di Matthieu Villers e Chiara Tisselli. Un'interessante occasione è dunque fornita da questo team di lavoro. Non capita spesso di poter conoscere un vero artista qual è Andrè Villers. Stargli accanto e guardarlo mentre il suo occhio attento osserva il mondo attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica nell'attesa di un ulteriore scatto, è un momento che non si dimentica facilmente.