Super partes – Premio Mirabello a Marcello Morandini. A presentare l'amico, l'architetto Mario Botta. Sindaco Fontana e Conte Panza di Biumo in prima fila. In un momento artistico particolare come quello in cui si trova la nostra città, è scontato pensare che gli elementi per ricordare il progetto per il Sacro Monte ci siano tutti. Inevitabile tornare a parlare delle cinque nuove nuove cappelle. E' Morandini a chiedere un parere a Mario Botta; l'architetto ticinese non è dettagliatamente informato sull'argomento, se non dai recenti titoli sulla stampa. Il rinnovatore della Scala però conosce molto bene però la realtà sacra varesina, avendoci in passato lavorato in un progetto con l'Accademia d'Architettura di Mendrisio, di cui è docente.
Retoriche di pensiero – "Ogni volta che c'è un'iniziativa per fare qualcosa, avviene simmetricamente una reazione per cui la conservazione diventa l'elemento più importante. Questo sembra paradossale" – esordisce Botta – "ci si era dimenticati del Sacro Monte ma, nel momento in cui vi è un'attenzione per questo straordinario evento che caratterizza il nostro territorio, immediatamente c'è la contro posizione che dice non bisogna fare niente". Continua l'architetto ricordando che "il fare è comunque un fatto positivo, poi bisogna capire come fare. Il Sacro Monte è uno straordinario modello che connota in maniera straordinaria l'architettura con il territorio. Un evento nato nel ‘600 e che dura fino ad oggi, percorrendolo non si conosce dove comincia l'architettura e dove inizia il paesaggio".
Ricordare la sacralità del luogo – L'aspetto che fa probabilmente più paura alla comunità, che non pare abbia accolto in maniera non del tutto positiva tale iniziativa, è da ricercare nel rispetto dell'ambiente e della vocazione prettamente religiosa del sito. "Il Sacro Monte – puntualizza Botta – è nato attraverso una pietas cristiana ed è un rosario costruito. La distanza tra le cappelle è in riferimento al tempo per la recita del rosario stesso. Esso non è solo un modello straordinario di paesaggio ma lo è legato ad una dedizione e una pratica religiosa forte al punto di alimentare immagini sacre". Sembra l'architetto rispondere ai timori di tanti: "Il rosario è compiuto, non si possono aggiungere altri misteri, si possono aggiungere altre litanie, altri aforismi, altre iniziative. Nel passato il modo di pregare era il rosario, oggi magari ci sono altri modelli. La difficoltà sta nel trovare la forza, il coraggio di far si che non vi sia un'addizione insignificante rispetto al rosario originario. Un intervento che lasci compiuto l'evento del Sacro Monte e rilanci un nuovo modo di vivere il paesaggio".
Voglia e bisogno di novità – "Bisogna rispondere ai nostalgici, ai conservatori e ai reazionari, che anche il Sacro Monte un tempo era nuovo", conclude Mario Botta, esprimendosi positivamente sull'iniziativa e spronando il sindaco e tutti i promotori del progetto a proseguire con coraggio, ricordando che l'appoggio del mecenate Panza garantirà un prodotto di ottimo livello e non periferico. Parole di burro per Attilio Fontana; incassato il parere illustre tra i favorevoli, il sindaco ha modo di rilanciare: "Il progetto – ricorda – è anche un modo per rilanciare il messaggio religioso che si sta affievolendo".
L'Associazione cavalca – Sembra essere ormai cosa fatta la tavola rotonda proposta da Bambi Lazzati in nome dell'Associazione Amici dei Musei Civici, e pienamente accolta dal sindaco. L'ordine del giorno sarà proprio il progetto del Sacro Monte. Ma sotto gli occhi di tutti: in cui convergano proposte, progetti, problemi e controversie. "Le grandi opere non si possono fare contro la volontà della gente, senza arrivare al referendum come qualcuno ha proposto", ha ammesso Fontana. Il dibattito è in marcia, e se anche la sonnacchiosa Associazione Amici dei Musei se ne prende carico, forse sono due buone notizie in una.