Cosi vicini, così lontani – "Non sappiamo nulla. Ne parleremo alla prossima riunione del coordinamento dei Sacri Monti piemontesi". Piove da cielo sulla scrivania dei responsabili dei Sacri Monti al di là del Lago Maggiore, la proposta presentata da autorità civili e religiose a Palazzo Estense e destinata, se compiuta, a modificare il concetto stesso di Via Sacra così come fin qui intesa. L'idea e il dibattito che sta prendendo corpo negli ultimi giorni a Varese non hanno ancora varcato i confini comunali. Né ad Orta, né a Domodossola, né a Varallo; neppure a Crea dove è insediato il Coordinamento dei Sacri Monti, piemontesi ma anche quello di Varese e quello di Ossuccio nel comasco: l'adesione e la condivisione del certificato Unesco come patrimonio dell'umanità, al momento, non ha funzionato come cinghia di trasmissione per la conoscenza del progetto firmato Panza.
Varese apripista – Ed è un 'rivoluzione' accolta con cautela. Prende alla sprovvista. Varese è avanti, si potrebbe dire; non solo perchè in buona parte ha già risolto negli anni scorsi il problema conservativo che invece, pare di intendere, blocca gli altri Sacri Monti; non solo perché l'occasione del Quattrocentesimo ha motivato una serie di iniziative che ancora sono guardate con una certa invidia; ma perché oggi parte lancia in resta in una sfida
paesaggistica, artistica, cultuale che altri hanno solo in minima parte concepito e guardato a distanza: "Varese ha già segnato la strada in questo senso" commenta Amilcare Barbero, direttore del Centro di Documentazione dei Sacri Monti. Ha già fatto dialogare il passato con artisti come Guttuso e Bodini, mentre nel complesso negli altri siti analoghi si è agito solo con interventi marginali". A Crea, ad esempio, inserti attuali, e proprio dentro al cuore del complesso storico, sono stati un monumento ad un famoso medico condotto locale, fortemente appoggiato dalla comunità, e una croce, all'inizio del Sacro Monte, visibile ma in un luogo defilato.
Altre priorità – Segni permanenti, ma non pervasivi. Così come non pervasivi, ed estemporanee, alcune iniziative espositive, realizzate tra Domodossola, Ghiffa e Orta: opere artistiche, per lo più statue, collocate ai margini delle cappelle. Niente a che vedere con quanto iniziato a concepire per Varese.
"Coniugare il patrimonio storico con inserti contemporanei? Abbiamo avuto un'idea del genere in occasione del Giubileo", ricorda invece Simonetta Minissale, direttrice della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte Calvario di di Domodossola. Si era pensato ad una costruzione contemporanea nello spazio esistente tra la VI e la VII cappella. In una apertura dove, forse, nel progetto originale era prevista un'altra costruzione mai realizzata". Sul tavolo l'ipotesi di un concorso di idee, destinato a coinvolgere artisti contemporanei internazionali. Un progetto rimasto allo stadio embrionale, ma non per il levarsi di critiche. "C'erano altre priorità, la manutenzione, ad esempio; il restauro".
Dentro no, fuori si – La stessa preoccupazione che hanno altrove: "Sono solo sorpresa – ammette Elena De Filippis, direttrice della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte di Varallo, prendendo nota della cifra ufficiosa ventilata in merito al progetto varesino – con quelle cifre io penserei prima di tutto a restaurare quello che già c'è".
Nel suo sito, si sono limitati ad alcuni interventi di carattere funzionale, per ampliare e facilitare la fruizione, di un Sacro Monte incastonato tra la roccia e una cinta muraria. Da anni si parla anche di realizzare un ascensore dentro la roccia. Ma è chiara la posizione della direttrice: "Dentro quest'area, peraltro tutelata dal Codice del Ministero dei Beni Culturali, non vedrei assolutamente nessun nuovo inserto. Resta inteso che se esigenze di culto o motivazioni civili giustificassero progetti nuovi, nel tessuto urbano, al di fuori, ma collegati al Sacro Monte, non avrei pregiudiziali". Fuori, appunto.
Il difficile equilibrio – Ogni anello della catena che lega idealmente i Sacri Monti prealpini ha una storia a sé, un contesto suo, storico, territoriale, paesaggistico. "Ed interventi di questo tipo – si sofferma ancora Barbero – vanno calibrati e ragionati in merito a queste peculiarità specifiche. Ma pensiamo alla polemica a Torino, relativa al grattacielo di Renzo Piano. Il Sacro Monte di Varese ha una sua evidente specificità monumentalità dove può essere difficile il dialogo tra storico e contemporaneo. E Panza in questo senso, offre garanzie. Ma è la grande contraddizione della società di oggi. Che è giusto si apra alle forme di un culto moderno, alla sua necessità di esternarsi secondo forme più consone. Con il rischio di un difficile equilibrio".