Il mondo viceversa – Succede, a volte, che le cose vadano all'incontrario di come vanno di solito. Non nel senso che vadano peggio, ma vanno proprio in senso inverso, cioè viceversa. Il che non vuol dire affatto che non possano andare anche meglio.
Facciamo subito l'esempio. Se normalmente sono i critici a scrivere degli artisti, può capitare che per una volta sia una critico a farsi raccontare dagli artisti.
All'estero è già capitato. In Italia pare sia la prima volta che avviene ufficialmente. E se il critico è Paolo Manazza, noto giornalista specializzato in economia dell'arte, nonché curatore di mostre e cataloghi, collaboratore di diverse e autorevoli testate nazionali, docente universitario, autore di saggi e recensioni su argomenti estetici e filosofici, scopritore di talenti artistici, allora la notizia è una notizia.
Commenti semiseri – Ed eccola. Dal 2 al 10 aprile Manazza esporrà una ventina di suoi quadri – realizzati a partire dal 2005 – presso la fondazione Maimeri a Milano, avvalendosi della presentazione di alcuni artisti italiani, scelti tra quelli cui è legato da maggiore amicizia e stima. Titolo della mostra "Viceversa".
A corrispondere con 'commenti semiseri' alla richiesta di Manazza sono stati Daniela Cavallo, Rosalinda Celentano, Vanni Cuoghi, Leonida De Filippi, Giovanni Frangi, Federico Guida, Alessandro Papetti, Alessandro Spadari e Mimmo di Marzio, che ha offerto il suo attento contributo. La combriccola si è sbizzarrita con gran divertimento a mettersi nei panni che di solito veste Manazza, e, trattandosi di un manipolo dotato di indiscusso pedigree, ha superato brillantemente la prova. Sfoderando in più quel tocco di anarchica irriverenza, proprio di chi ha quotidiana dimestichezza con creatività e fantasia, che li ha spinti a stilare e sottoscrivere insieme con l'autore e altri autorevoli firmatari, anziché un catalogo, il Manifesto di Viceversa, un proclama sulle necessità per far meglio circolare l'energia artistica nel nostro Paese, che è stato stampato in 2000 esemplari.
Le passioni di Manazza – "Noi crediamo – si legge tra l'altro nel semiserio proclama che inneggia alla liberazione dell'arte – che ogni artista viva in solitudine, che la bellezza sia storicamente oggettiva mentre la piacevolezza no, che i collezionisti debbano tornare a innamorarsi, che i mercanti d'arte possano uscire dal tempio e tornare a sognare, che un'opera d'arte funziona solo se parla all'intelligenza dell'anima".
Per venire alla passione pittorica di Manazza, come lui spiega, è nata dall'osservazione dei quadri di De Kooning, autore prediletto, e dalle sue tonalità dei rosa. E la ricerca si è poi sviluppata unendo l'informale americano a quello italiano "in una sorta di ideale congiunzione tra l'astrazione statunitense e quella europea, saltando tra gli anni Quaranta sino ai Novanta del secolo scorso".
Dipingere è amare ancora – Dopo essersi occupato per trent'anni da studioso e critico delle opere dei grandi pittori del passato Manazza è infatti stato folgorato dall'arte contemporanea. E ha iniziato a mischiare colori passando notti sulle tavolozze e sulle tele, per ricreare i timbri coloristici dei maestri preferiti, riproducendoli pari pari nei primi d'après, o imitandoli nelle altre opere che via via gli sono uscite dagli occhi e dall'anima.
"Tutta la storia dell'arte – dice – è la storia dell'occhio umano che scruta oltre il reale per cercare di incontrare qualcosa". E sposa le parole che Henri Miller, scrittore ma anche acquerellista, espresse in un prezioso libretto:"Dipingere è amare ancora. Soltanto quando si guarda con gli occhi dell'amore si vede quel che il pittore vede(…)Vedere non è semplicemente guardare. Si deve guardare e vedere. Vedere dentro e intorno".
Lo stesso ordine di Masolino – In questi mesi, si confessa Manazza, come Miller ha vissuto sostanzialmente per dipingere e amare. Dei venti lavori presentati in mostra colpisce City crossing up stare, il preferito dell'amico Alessandro Spadari, che vi scorge una sintesi perfetta tra gusto del contemporaneo e del passato. Ma anche opere come You hurt me o Smart Shining@001, un olio su tela di lino del 2008 o Blindly in the sun (2008) o Chinoiserie (2006) dimostrano che nella pittura raffinata e appassionata di Manazza colano rivoli di amore, come lo smalto nei quadri di Schifano.
Vanni Cuoghi, un altro tra gli amici della combriccola, dice di leggere nelle tele di Manazza un "ordine" lirico che si ritrova nella Cappella Brancacci a Firenze o nel ciclo di affreschi di Masolino da Panicale a Castiglione Olona e che induce l'occhio e lo spirito a una meditazione lieve e serena, come quando lo sguardo di un viaggiatore scorre sulla campagna dal finestrino di un treno.
Non è la prima volta che Manazza porta in pubblico le sue opere, già in precedenza presentate e vendute in aste pubbliche. Ma questa volta lui giura che il ricavato delle vendite (la richiesta è dai 500 ai 3000 euro a quadro) andrà ripartito tra gli amici e i colleghi firmatari del manifesto per acquistare in comunione colori e pennelli.
Viceversa. I dipinti di un critico presentati dagli artisti
20 opere di PAOLO MANAZZA dal 2005 al 2008
Fondazione Maimeri
Corso Colombo, 15 – Milano
2 – 10 Aprile 2008
Pesce d'Aprile (la Vernice) 1 aprile 2008 dalle ore 19 alle 24
dal 2 al 10 aprile 2008
Orario 10-19. Chiuso domenica
info: Fondazione Maimeri
tel. 02.87391016
info@fondazionemaimeri.it