Pirandelliana – Una mostra che Antonio Cardillo, titolare della Duet Art, aveva in mente da tempo di realizzare: mettere insieme un discreto numero di artisti internazionali, da lui profondamente amati, in alcuni casi, personalmente frequentati, metterli a confronto tra di loro; metterli, anche, a confronto con un pubblico che può anche non conoscerne nomi ed opere, ma non riconoscerne il merito artistico. Nasce così, "Uno, nessuno, centomila", titolo pirandelliano per sintetizzare l'extraterritorialità dell'arte di William Kentridge, Nobuyoshi Araki, Chris Ofili, Richard Prince, Hiroshi Sugimoto, Do-Ho Suh.
All over the world – Estrazione diversa: Araki e Sugimoto, due superstar della fotografia contemporanea, dal Giappone; Richard Prince, dagli Stati Uniti; Do-Ho Suh, dalla Corea; Kentridge sudafricano, Ofili, un inglese di colore. Ciascuno ha nel suo repertorio umano, il viaggio, lo spostamento dal luogo di origine, la contaminazione della culture; il mantenimento della propria cultura alla luce del nuovo e dell'inedito, che lo spostamento d'asse comporta. E tutti, ricorda Cardillo, presenti ormai da tempo nelle più prestigiose collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.
Le predilezioni – "Kentridge è straordinario – spiega il gallerista – per la sua capacità di partire dal disegno per arrivare ad una idea di animazione alla vecchia maniera. Prince è un affabulatore di immagini e di sterotipi dell'Americana su cui insiste utilizzando spesso anche la parola come battuta fulminante, i cosidetti Jokes; quanto ad Araki, ho sempre apprezzato la profondità del suo sguardo che non si arresta sulle superficie delle cose; e specie nella sua serie dei Flowers, è capace di cogliere non tanto il loro splendore, quanto l'inizio della loro decadenza".
L'accostamento ai grandi – Quanto a Sugimoto, c'è un altro aspetto che lo rende particolarmente incisivo. Il fatto che sempre più di frequente le sue foto vengano accostate all'opera di maestri del passato. "E' successo di recente a Parigi, nel catalogo dedicato all'opera di Gustave Courbet, o a New York in una mostra dedicata a Seurat. Le sue foto accostate ai capolavori ottocenteschi; e credo sia un fatto, nuovo, insolito, ma che racconta della sua grandezza".