Carlamaria Colombo, giovane neolaureata della Cattolica di Milano ha deciso di concludere i suoi studi con una ricerca nel campo dell'arte medieviale concentrandosi su alcuni luoghi artistici del nostro territorio. Un lavoro accurato che risponde ad alcuni questiti e facilita la comprensione delle opere, ma che lascia aperte tante strade percorribili da altri studiosi.
Quali sono i punti principali attorno ai quali si è sviluppata la tua ricerca?
"La mia tesi di laurea, discussa con il Prof.Marco Rossi dell'Università Cattolica di Milano, si articola lungo un percorso attraverso alcuni significativi monumenti che presentano decorazioni architettoniche dipinte: la chiesa di San Pietro in Gemonio, la Sala di Giustizia di Angera, il Battistero di San Giovanni a Varese, gli ambienti affrescati dell'eremo di S. Caterina del Sasso, la chiesa di Brebbia. La tesi, inoltre, si apre con un'introduzione che vuole fornire una panoramica aggiornata sugli studi riguardanti la decorazione affrescata trecentesca in Lombardia e alcuni confronti con edifici ecclesiastici di Lodi, Milano e Como".
Nel disegno storico della pittura nella Lombardia nord-occidentale, quali punti salienti hai maggiormente considerato?
"La schedatura dei monumenti parte dalla loro vicenda critica che rivela, tra l'altro, la notevole complessità dell'arte trecentesca e la necessità di ulteriori ricognizioni e di nuovi approfondimenti storico-critici su opere ancora troppo oscillanti dal punto di vista cronologico o attributivo. Nel Battistero di San Giovanni a Varese, dove la cultura spaziale degli artisti raggiunge esiti significativi, mi sono state di grandissimo aiuto le visite pastorali che, oltre ai dati di storia dell'architettura, testimoniano una significativa coscienza conservativa, viva negli anni di Federico Borromeo. Anche le maestranze attive a Leggiuno si dimostrano particolarmente aggiornate e dimostrano un maturo interesse per gli effetti di tridimensionalità, visto che l'architettura dipinta richiama e sottolinea sempre l'architettura reale".
Un passo avanti per uno studio ancora tutto da approfondire?
"Sì. Nella mia ricerca mi sono concentrata soprattutto sugli esempi più significativi di decorazioni architettoniche dipinte databili al XIV secolo. Ho dedicato anche un breve studio all'altare della chiesa di Gemonio. L'edificio di San Pietro, anticamente dipendente dal monastero pavese di San Pietro in Ciel d'Oro, presenta un impianto basilicale articolato in tre navate concluse da absidi e divise da archi impostati su pilastri. L'altare in muratura intonacata conserva ancora la decorazione dipinta originaria, eseguita in ocra rossa su scialbo di calce steso sull'intonaco. Ho esaminato i motivi ornamentali dipinti sulla fronte dell'altare e li ho confrontati con alcuni avori e oreficerie longobarde e di epoca ottoniana. Anche nel caso dei dipinti della Sala di Giustizia ad Angera, dove si riconoscono le gesta dell'arcivescovo Ottone Visconti, compiute durante e dopo la battaglia di Desio del 1277, sono stati fondamentali alcuni necessari confronti con dipinti e ricami coevi per comprendere la modalità di circolazione di modelli iconografici".
Nel tuo lavoro non mancano accenni e confronti con la pittura lombarda di ispirazione giottesca.
"Nella nostra regione sono numerose le località con significativi cicli di affreschi – Angera, Viboldone, Chiaravalle, Solaro, Lentate, Albizzate – che mostrano tutte le peculiarità della pittura gotica lombarda, come il forte senso realistico e il cordiale gusto narrativo. Gli artisti impegnati nei cantieri lombardi, inoltre, dimostrano una spiccata predilezione per le superfici chiare, per effetti cromatici sfumati con delicatezza e per alcune significative riprese dell'antichità anche secondo l'insegnamento di Giotto chiamato nel 1335 da Azzone Visconti a Milano. Le caratteristiche principali dei brani pittorici tra Varese e il Verbano che ho prese in considerazione, sono i numerosi e sorprendenti effetti di illusione prospettica, la chiarezza del fondo sul quale spiccano i mattoni rossi dipinti, le decorazioni con "finte" incrostazioni marmoree: sia a Brebbia che a Gemonio, così come ad Angera e a Caravate, l'approfondito studio dei passaggi chiaroscurali delle architetture dipinte suggerisce uno spazio più arioso e ampio. Tutto questo incoraggia e suggerisce significativi confronti con le celeberrime decorazioni cosmatesche e con alcuni brani di Viboldone, dove Giusto de Menabuoi dipinge con un'inconfondibile preziosità di colore. Mi auguro di poter approfondire e proseguire nelle ricerche, anche perché gli studi da compiere sono indubbiamente ancora numerosi".