Non è un caso – Quale migliore sede del Museo Poldi Pezzoli per presentare un libro che tratta del Collezionismo d'arte in Lombardia? Il museo Poldi Pezzoli insieme ad altri, come la casa-museo Bagatti-Valsecchi oppure Boschi Di Stefano, rappresenta di fatto quell'interesse riservato, ma colto, che le nobili famiglie lombarde hanno da sempre coltivato verso gli oggetti d'arte, siano essi opere pittoriche, scultoree, di alta oreficeria, preziosi manufatti o altro ancora, che con amore e gusto hanno collezionato e donato a Milano e in senso lato ai posteri.
Per fortuna e per passione – Tra i posteri, anche Alessandro Morandotti, che ha iniziato i suoi studi e ricerche negli anni Ottanta del tutto autonomamente e spinto da una passione verso la Storia dell'Arte vista, anche e soprattutto dal punto di vista del collezionismo e del mecenatismo senza perdere d'occhio le opere d'arte scelte e amate da tali protagonisti e comprimari con le prime, nel determinare la storia dell'arte. Oggi, è storico dell'arte a tempo pieno, docente universitario e instancabile ricercatore. Con questo volume si può dire che abbia fatto ordine nei molteplici approfondimenti, avvenimenti e vicende, che man mano la sua ricerca ha fatto affiorare nel collezionismo artistico, che si è avvicendato in Lombardia nell'arco temporale tra ‘600 e ‘800. Sono nove i saggi che illuminano e rappresentano l'asse portante di una storia, che è inedita e pertanto tutta da scoprire grazie a questo meticoloso lavoro che lo studioso ha portato avanti servendosi di costanza, passione e originalità.
Secondo la lezione di Haskell, ma … – Gli studi di Francis Haskell, che nel 1963 avevano trovato forma nel famoso volume 'Mecenati e pittori', che Roberto Longhi volle edito in lingua italiana nel 1966 rappresentò allora una novità per il taglio del tutto nuovo dato allo studio della storia dell'arte. Haskell partiva non più dalle opere, bensì dalle figure dei collezionisti, dei mecenati e dei loro consiglieri che sceglievano le opere d'arte secondo criteri di gusto personali, di opportunità sociale, di prestigio. Inoltre, ciò comportò il legame stretto tra lo studio dell'artista e della sua creazione e lo studio dell'ambiente dei suoi committenti e collezionisti. Il punto di vista era cambiato totalmente: la storia dell'arte non era più il susseguirsi di biografie e opere d'arte concepite secondo Vasari, ma un insieme di connessioni, di rapporti umani e sociali, di movimemti emotivi individuali e collettivi, che riscrivono totalmente e ampliano la storia dell'arte. Morandotti, segue le orme di Haskell, che allora ignorò del tutto la storia dell'arte lombarda perché non esistevano fonti note a cui attingere come invece trovò per altri centri italiani: per
Venezia c'erano i volumi del Ridolfi, per Genova c'erano quelli di Soprani e Ratti e così via. Per Milano e la Lombardia, oggi, possiamo dire che esiste questo volume di Morandotti, che illumina pienamente quella lacuna, finalmente colmata. Ciò che rende originale il libro è il fatto che oltre alle fonti canoniche del quale si è avvalso, come testamenti e inventari, lo studioso ha ampliato la ricerca anche a guide e libri di viaggio, epistolari e testimonianze letterarie, antichi cataloghi di vendita e resoconti di mostre, antiche fotografie, vedute d'interni ed anche letteratura occasionale relativa magari alla promozione di mostre o opere d'arte con una capacità di legare, i vari elementi apparentemente disomogenei, in una visione di sintesi chiara e accattivante.
Nuove possibilità di ricerca – Dalla Milano tra età spagnola e dominio austriaco al ruolo della fotografia a Milano nell'Italia post unitaria (1870-1910 circa) nel mezzo la storia artistica di Lombardia. L'apparato minuzioso e ricchissimo delle note schiude nuovi orizzonti di ricerca alla luce della capacità di leggere le fonti originali di cui si è avvalso Morandotti con attenzione e sensibilità verso i valori coevi del mecenate o collezionista posto sotto la lente d'ingrandimento. E' come se si fosse ampliata la visione scendendo nel particolare e approfondendo le realtà individuali e locali, che hanno segnato la storia, in questo caso lombarda del collezionismo e dell'arte.
Un approccio, che privilegia l'amore per la storia dei propri luoghi, che permette di acquisirne la ricchezza e i legami, generalmente non percepiti, con orizzonti e realtà artistiche e culturali molto più ampie.