Ingresso villa (ph.Giorgio Majno)Ingresso villa (ph.Giorgio Majno)

Aria di pura nobiltàPietro Portaluppi ha escogitato ogni espediente per fare grande la sua architettura. Pupillo della sua produzione milanese è senza dubbio la Villa Necchi Campiglio, simbolo del razionalismo che entra a far parte dell'architettura cittadina e privata. Un edificio che stupisce il visitatore se si ferma un attimo a riflettere, a pensare che non è opera di Renzo Piano o di Mario Botta, ma di un artista all'opera 80 anni fa. Piscina riscaldata, campo da tennis, porte scorrevoli, soffitti lavorati geometricamente a stucco, doppie finestre. Solo alcuni degli accorgimenti usati dall'architetto, che nel realizzare questa villa si è trovato in totale libertà. Tre i grandi artefici della storia della dimora: Angelo Campiglio, sua moglie Gigina e sua cognata Nedda. Nomi che portano subito alla mente una delle imprese industriali che hanno reso noto il nostro territorio. Angelo Campiglio infatti, pur avendo svolto studi medici, dedica l'intera vita ad una fonderia di ghisa, di cui la produzione delle conosciute macchine da cucire comprende una minima parte.

Solchi del tempo – Dal seminterrato occupato dalla servitù e con i locali adibiti alle cucine, al piano terra con i locali di rappresentanza, al primo piano con le stanze dei nobili, la dimora rispetta le distinzioni tipiche delle case signorili del XIX, XX secolo. Tutti i locali mostrano il loro trascorso, dalle linee squadrate, rigide ideate dal Portaluppi, agli accorgimenti più morbidi inseriti dall'altro architetto subentrato al progettista, Tommaso Buzzi negli anni del secondo dopoguerra. L'ambiente che meglio rappresenta il Portaluppi è la biblioteca; l'intera stanza è percorsa da scaffali che escono e rientrano dando un senso di riempimento dello spazio. Qui come in molti altri ambienti della dimora il soffitto è giocato con motivi geometrici, le porte sono a scorrimento e accuratamente decorate come l'ambiente a cui si rivolgono. Tavoli, sedie e armadi arricchiscono i locali; di estremo prestigio la scrivania Impero in mogano situata nello studio del padrone di casa, opera del toscano Giovanni Socci.

'La famiglia del pastore', Sironi (ph. Giorgio Majno)'La famiglia del pastore', Sironi (ph. Giorgio Majno)

Tende, tendaggi, coperture di pareti, fino ad arrivare a due arazzi (in attesa di restauro, in esposizione ricostruzioni fotografiche), decorano le stanze con un gusto Decò e antico in alternanza. Al piano superiore, a cui si accede da un sontuoso scalone ligneo, le camere da letto e i servizi. Armadi colmi di abiti, firme italiane come Gucci si leggono su foulard e borsette, a fianco di cappelli in rigoroso ordine. Abiti ben sistemati per la servitù (5 figure in tutto), guardarobiera esclusa che aveva una camera personale con le pareti decorate con riquadri di seta dipinta con velieri.

Ospiti illustri – Accanto alle stanze dei padroni di casa non mancano quelle per gli ospiti; erano soliti recarsi in tale casa milanese il principe Enrico d'Assia o Maria Gabriella di Savoia. E' accanto a questi locali che è stata collocata l'altra importante raccolta d'arte conservata in villa, la Collezione de'Micheli, donata al FAI dall'imprenditore milanese nel 1985. Un ricco patrimonio, tra arredi, dipinti di Canaletto, Rosalba Carriera, Marieschi, Tiepolo, oggetti d'arte miniature, ceramiche italiane e francesi. Non in ultimo quattro splendide specchiere settecentesche donate alla villa dalla moglie dell'imprenditore, Emilietta de'Micheli insieme dall'intero rivestimento della sala con una stoffa di prim'ordine.

L'intervento del FAI Due anni di restauri, 6 milioni di euro, e ancora alcuni interventi da ultimare. La Villa è dal 2001 di proprietà del FAI, che oltre ad aprirla al pubblico offrendo visite guidate, ospiterà anche al suo interno eventi e serate a tema. E' stato ricavato un ambiente nel sottotetto e uno nel seminterrato per svolgere incontri e convegni.

'L'amante morta', Martini (ph. Giorgio Majno)'L'amante morta', Martini (ph. Giorgio Majno)

Lo scenario ideale – E' in questa serie di ambienti, in quest'aria lussuosa, sontuosa, nobile, che Claudia Gian Ferrari, ha voluto collocare la sua collezione d'arte del ‘900. In una casa, e non in altro luogo dovevano trovare sede queste opere, tanto che la collezionista ha richiesto una stanza della villa per soggiornarci quando sente il bisogno di stare accanto alle opere che l'hanno accompagnata in ogni istante della sua esistenza e che sono per lei parte della vita. Una raccolta di opere d'arte da far invidia ai più grandi musei del mondo, iniziata per volontà del padre Ettore: da De Chirico a Balla, da Sironi a Martini, De Pisis. Quarantaquattro pezzi tra dipinti e sculture legate agli anni ‘20/'30 del ‘900. Nella hall ad accogliere i visitatori la tela di Mario Sironi ‘La famiglia del pastore' (1929). Ma l'occhio è attirato dal capolavoro scultoreo inserito accanto allo scalone in legno: ‘L'amante morta' (1921) di Arturo Martini. E ancora al piano terra due nature morte inconfondibili di Giorgio Morandi di fine anni '30; ‘Ritratto di Alfredo Casella' (1924) e ‘Oreste ed Elettra' (1923) di Giorgio de Chirico. Capolavori questi che prima di trovare collocazione sicura nella villa milanese sono stati esposti anche a Varese, nel 2006 a Villa Panza di Biumo. Fu quella la prima occasione per il grande pubblico di ammirare la collezione Gian Ferrari, legata al ‘900, al completo. ‘Ho scritto la mia vita coi quadri', diceva la collezionista; ora quegli stessi quadri sembrano essere entrati a far parte di un luogo che sta in bilico tra un passato, non così lontano e un presente difficile da sentire nostro.

Villa Necchi Campiglio
Via Mozart
Milano
Orari: da mercoledì a domenica 10.00-18.00
Ingresso 6-4 euro ridotto