Una città non nasce universitaria. Lo diventa – L'università dell'Insubria ha celebrato in questi giorni (13-14-15 luglio) il suo decennale, ricordando e celebrando l'ormai lontano 14 luglio del 1998, giorno in cui venne firmato, dall'allora ministro Luigi Berlinguer, il decreto costitutivo dell'Ateneo. Il periodo che portò alla nascita dell'Insubria (che conta oggi più di 10.000 iscritti e 18 dipartimenti di studio e ricerca) non fu breve né indolore. "Un'autentica rivoluzione cittadina – ha commentato Gianni Spartà – forse il più grande risultato degli ultimi trent'anni".
Rivoluzione copernicana per la cultura – "Ciò che mancava era una nuova mentalità culturale. Rendere indipendente l'Insubria non fu indolore – ha raccontato il professor Roberto Schmid, già Rettore dell'Università di Pavia – ma fui felice quando alcuni giovani professori decisero di accogliere la sfida, dedicandosi a questo nuovo Ateneo. Capirono che si sarebbe aperta una grande opportunità". Una storia proseguita per gradi, dalla gemmazione dall'Ateneo di Pavia, alla costituzione della "rete universitaria", distribuita in quattro sedi: Varese, Como, Busto Arsizio, Saronno.
mostra il logo di Frattini
Honoris causa sotto il segno di W. J. Goethe – Il programma delle celebrazioni, presentato nella scorsa settimana dal Magnifico Rettore Renzo Dionigi, è proseguito lunedì, nell'aula magna di via Ravasi con un incontro aperto al pubblico al quale hanno partecipato anche ministri e politici, tra i quali Roberto Formigoni, Roberto Maroni, Mariastella Gelmini e Luigi Berlinguer, oltre a docenti e protagonisti della vita d'Ateneo. In occasione dei festeggiamenti sono state, inoltre, conferite due Lauree Honoris Causa: la prima ad Alfredo Ambrosetti, la seconda a Cornelio Sommaruga. Prestigiosa onorificenza conferita dall'Insubria anche al celebre musicista Uto Ughi nel 2002 e, nel 2006, all'allora portavoce del Vaticano Navarro Valls e allo scienziato Robert Gallo.
Per amor di Clio – Un Ateneo le cui eccellenze sono rappresentate da facoltà eminentemente scientifiche ma che ha preso ad investire anche sulla promozione e la ricerca delle storie e delle culture locali con l'International Research Center for Local Histories and Cultural Diversities che dopo aver dato alle stampe, tra gli altri, i volumi "Cinque secoli di carta. Produzione, commercio e consumi della carta nella Regio Insubrica e in Lombardia dal Medioevo all'età contemporanea", "Il Monastero di Santa Maria del Monte sopra Varese" e "Magistri comacini. Storie, antistorie, miti e leggende", sta ora lavorando ai prossimi volumi della "Storia di Varese".
Arte e Scienza: binomio possibile – Una storia lunga e talvolta perigliosa, s'è detto. Ma innanzitutto una scommessa dallo sguardo lungo, che ha saputo puntare sull'innovazione della ricerca e sull'internazionalizzazione, sul legame col territorio, senza cadere nella trappola del provincialismo o del campanilismo. E che ha strizzato più volte l'occhio al mondo dell'arte. Nel 1998 con la mostra "Arnaldo Pomodoro a Varese" (con sedi espositive presso il Rettorato, il Castello di Masnago e lo spazio urbano di piazza della Repubblica) a cura di Flaminio Gualdoni e Riccardo Prina; nel 2001 con la mostra "Nature morte di Aldo Ambrosini" a cura di L. Zanzi e M. De Stasio; nel 2002 con l'esposizione "Lavori domestici" a cura di V. Dehò, e quest'anno con la mostra sui manifesti politici delle campagne elettorali del periodo successivo alla seconda guerra mondiale: "1948 e dintorni: Manifesti politici. Immagini e simboli dell'Italia Repubblicana". E numerose, vogliamo ricordarlo, sono le opere di grandi maestri, ospitate presso l'Ateneo, firmate da Aldo Ambrosini, Vittore Frattini, Giuseppe Santomaso, Valerio Adami, Angelo Cagnone e molti altri.