La buona notizia – "Arrivano finanziamenti dalla Regione Lombardia? Bene, allora è tempo di riprendere il lavoro". L'ex direttore dei Musei Civici Alberto Pedroli non ha ancora saputo della notizia che il suo ultimo atto amministrativo, da funzionario comunale – il progetto relativo al censimento del patrimonio ligneo tre-cinquescentesco in provincia di Varese – ha superato il vaglio della commissione regionale per essere inserito tra quanti godranno nel prossimo anno di un piccolo ma significativo contributo da Milano. Era la fine di marzo; l'indomani Pedroli sarebbe andato in pensione.
Il gruppo di lavoro – Oggi si tratta di ritirare le fila del lavoro, contare chi è rimasto e ripartire. Del gruppo di studio originario da cui ormai più di tre anni fa mosse il progetto, la maggior parte degli studiosi è la medesima: la responsabile di zona della Soprintendenza, Isabella Marelli, Francesca Debolini, Paolo Rossetti, Anna Ferrari, Paola Viotto, lo stesso Alberto Pedroli. Da un anno invece si sono staccati Alberto Bertoni e Raffaella Ganna. Come referente scientifico del progetto, indicato al momento di presentare il progetto in Regione Lombardia, è stato coinvolto anche Marco Albertario, conservatore presso l'Accademia Tadini di Lovere e già figura di primo piano nell'ambito della mostra "Maestri della Scultura in legno nel ducato degli Sforza", allestita al Castello Sforzesco tra il 2005 e il 2006.
Il precedente sforzesco – E' proprio dallo stimolo di quell'esperienza espositiva che allora nacque l'idea. Una rassegna prestigiosa che faceva il punto della situazione del patrimonio artistico e sacro, alla vigilia del Concilio di Trento, quando non vi era chiesa in Lombardia che non possedesse almeno una scultura lignea di una certa importanza. Situazione improvvisamente venuta a mutare con l'applicazione, rigorosa qui più che altrove, dei precetti consiliari che consigliano la sostituzione del legno con altari e sculture in marmo e bronzo, più duraturi e meno realisticamente popolari. Da quella vasta indagine, da quella campagna di studi e restauri che interessò il territorio lombardo in senso esteso fino alle propaggini sforzesche in Piemonte ed in Emilia, l'intendimento di procedere ad un progetto simile focalizzandosi nel varesotto.
Le prime ricognizioni – A che punto siamo, dunque. "Siamo un po' in stand by – conferma Pedroli – in attesa di notizie da Milano e francamente ci auguravamo un contributo maggiore. A questo punto il prossimo passo sarà riunirci rapidamente e ridistribuire i compiti. Possibilmente cercando di coinvolgere nel progetto il nuovo conservare che si insedierà al Castello di Masnago entro la fine dell'anno".
Per il momento i frutti sin qui raccolti da che si è messo in moto il gruppo di lavoro, consistono in una prima ricognizione del patrimonio in provincia di Varese attraverso la consultazione degli archivi del Museo Diocesiano di Milano e una prima ricognizione sul campo effettuata da Paolo Rossetti e da Anna Ferrari e consegnata all'amministrazione nel corso di questa estate. Da qui, il lavoro dovrebbe ripartire.