Interrogazione identitaria – Così come qualcuno ha parlato di Belgitude, è possibile parlare di Varesitude o, per dirla in italiano forzato, di Varesinità? È possibile, cioè, provare a tratteggiare la sagoma essenziale di Varese e dei Varesini? Esistono dei tratti peculiari che qualificano il territorio e la sua storia? Ora, il volume "Immagine Varese", realizzato da Pietro Macchione per conto dell'Unione degli Industriali della Provincia di Varese (463 pagine di cui 95 con tavole a colori), vuole fornire, attraverso un ventaglio di nomi, luoghi e vicende, una carta d'identità della città e della sua storia. "Immagine Varese" è il secondo volume di una collana dedicata alla storia della Provincia, alle immagini con cui questa si è proposta all'esterno e ai personaggi più famosi che sono stati artefici della fortuna di questi luoghi.
Storia per immagini – Il libro si apre con una carrellata di ventidue macro-paragrafi che tratteggiano alcuni dei modi più noti attraverso i quali questo territorio è stato conosciuto nella storia: dai reperti di Golasecca fino alla Varese "Stazione di soggiorno e turismo" dei primi del XX secolo, passando attraverso la romanizzazione, la fabbrica del Sacro Monte, la stagione Liberty, la civiltà della seta e il successivo distretto imprenditoriale con il mito del volo e il miracolo economico, dall'aeronautica "Macchi" ai frigoriferi di Borghi. Così Michele Graglia scrive nella prefazione: "Dopo ‘Velocità Varese', il nuovo volume di storia ‘Immagine Varese' – storia non solo dell'economia e dell'impresa, ma anche del lavoro, della società, del costume in provincia di Varese, edito a cura dell'Unione degli Industriali – intercetta tutto ciò che ha avuto a che fare con l'esigenza di proporre il Territorio".
La fabbrica di carta – Uno degli argomenti certo più accattivanti del volume è quello dedicato alla tradizione dell'editoria sviluppatasi nell'orizzonte varesino. La stagione dei grandi alberghi, della Varese dei Laghi e del turismo d'élite, infatti, portò più di un secolo fa alla necessità di reclamizzare i luoghi di villeggiatura attraverso dépliant, manifesti, avvisi. Ecco allora innestarsi l'attività dell'editoria, della grafica, della produzione di carta (dalle Edizioni Molina alle Industrie grafiche Amadeo Nicola & C., dall'Arcilibro alle Edizioni Magenta) e più avanti della fotografia e del cinema, con la sua industria della celluloide che ha fornito di materia prima quella della pellicola.
Curiosi accostamenti – In una rivista d'informazione turistica di qualche anno fa, dove venivano segnalate alcune proposte di "Viaggi e paesaggi in Lombardia" (Golfarelli Ed.), Varese venne definita, in forma lapidaria ma con ampia libertà di interpretazione, "Terra di contrasti". In effetti pare davvero che Varese sia nata e cresciuta sotto il segno della multiformità, vuoi dal punto di vista storico-culturale, vuoi dal punto di vista geografico (ancora oggi nel volume sulla Lombardia del Touring Club, le città di Saronno, Gallarate e Busto Arsizio sono comprese nel capitolo: "Il Nord-Milano e la Brianza" e non in "Varese e il Varesotto"). Nel volume "Immagine Varese" ampio spazio è dedicato anche a questa tematica, intesa come "diversità varesina", attitudini del territorio e dei suoi cittadini, carattere della "gente prealpina".
Alla maniera di Montanelli – Spetta alla penna di Montanelli uno dei ritratti più vivi della "Città Giardino". Siamo nel gennaio del 1965: "Varese è povera di cronaca, anche di politica… non meno languida è la vita culturale. Per la sua amenità ed il suo clima, Varese è sempre stata, fin dai tempi di Stendhal che la predilesse, il rifugio di artisti e scrittori. Ci stava Renato Simoni, ci stanno Guttuso, Piovene, Chiara, Corra. Nessuno, però, si occupa di loro, nessuno li riconosce quando vengono in centro per comprare il giornale o fare una sosta al caffè. In questa città di circa ottanta mila abitanti non c'è nemmeno una vera e propria libreria, ma solo delle cartolibrerie. La gente qui o lavora nello stabilimento o si riposa nella villa isolata dal giardino. S'incontra solo, ogni tanto, al "Rotary" o al "Lions". A due passi c'è Ispra, centro dell'Euratom, dove si sono accasate millecinquecento famiglie di tecnici e di funzionari del MEC. Neanche di loro, sebbene vengano da Paesi dove una vita sociale esiste, si sa o si vede nulla. Ci deve essere qualcosa nell'aria del Varesotto, che invita alla vita privata in solitudine. Chi vuol vivere in un deserto pieno di gente e bene attrezzato, venga a Varese. Non se ne pentirà" (il brano è riportato per intero in "Immagine Varese", pp. 80-81).