Il cerchio sui chiude – In principio c'erano Tiziano e Raffaello. Chi guardò come sacri quegli inarrivabili esempi, fu lo scultore Antonio Canova; il quale, da scultore è ritenuto il modello di riferimento di Francesco Hayez, benché pittore e benché già affacciato e protagonista di un'altra epoca della storia dell'arte ottocentesca. Vincenzo Vela, scultore a sua volta, era nelle grazie di Hayez a tal punto che il pittore veneziano fece omaggio di un suo dipinto, Il genio alato, proprio all'artista ticinese. Oggi quell'opera, rimasta nella proprietà di Vela e facente parte del suo museo a Ligornetto è l'unica del Canton Ticino ad essere presente nella grande mostra che va ad inaugurare il 25 prossimo a Forlì, dal titolo inequivocabile "Canova. L'ideale classico tra scultura e pittura". E il cerchio così si è chiuso.
Il genio e Paride – Nella grande retrospettiva dedicata allo scultore di Possagno, al suo tempo, alla cultura tra fine Settecento e Ottocento inoltrato, tra emuli ed eredi – la più estesa per numero di opere e ampiezza di riferimenti degli ultimi decenni – il quadro di Hayez rappresenta un tramite di sicura continuità; dipinta nel 1817, attribuito per molto tempo all'Appiani, ma iscritto
con certezza al catalogo hayeziano da un recente restauro, e raffigurante una figura androgina, l'opera è molto somigliante ad un "Paride" canoviano, realizzato in gesso, conservato al Museo Correr di Venezia, nel 1807, mentre la definitiva versione in marmo è a Monaco, alle Neue Pinakothek; simile il gesto della mano, molto affine la posa.
Passaggio di testimone – 160 opere (gessi, bassorilievi, bozzetti, dipinti, disegni), più di venti marmi del grande scultore, provenienti da prestigiose collezioni di tutto il mondo, dall'Ermitage di San Pietroburgo al fiorentino Palazzo Pitti. Tra pittura e scultura, l'esposizione insegue un sottile filo rosso che lega artisti come Raffaello e Tiziano alle suggestioni di pittori contemporanei di Canova; da Landi a Giani allo stesso Hayez. E a questo comune sentire che lega più generazioni di artisti, sintonizzati su ideali non dissimili, non era estraneo neanche lo stesso Vela. Non presente in mostra con proprie opere, ma con quella che, probabilmente, rappresentava un pieno atto di stima da parte del più edificante e spesso conturbante pittore italiano dell'Ottocento. Come un ulteriore passaggio di testimone.