Un pezzo di storia – E' il sipario storico, quello che si è aperto davanti agli spettatori che nel 1813 assistevano alla prima del Teatro Sociale di Como As.Li.Co. Una vera e propria opera d'arte firmata da Alessandro Sanquirico, grande artista della prima metà del XIX secolo. Una tela di grandi dimensioni raffigurante la morte di Plinio il Vecchio nel 79 d.C. Il sipario per quarant'anni circa, molto tempo, troppo se si considera la delicatezza dell'opera, è rimasto conservato nel teatro ma inutilizzato. Nasce così, soprattutto per volontà della Società Palchettista dello stesso teatro, non più di tre anni fa l'idea di restaurarlo. Il progetto, supervisionato dalla Soprintendenza dei Beni Culturali e diretto da Luca Ambrosini, ha visto al lavoro due restauratori di Como, Ermina Affetti e Leonardo Camporini e la varesina Rossella Bernasconi.
Contributi fondamentali – Il restauro è costato più di 200mila euro; la metà di tale cifra è stata stanziata dall'Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, un ulteriore contributo è stato dato dalla Società Palchettisti e il rimanente da tre privati: Credito Valtellinese e due imprese comasche, Necchi e Maiocchi e Edil Co.mi. "Negli ultimi anni l'intero Teatro Sociale ha subito campagne di restauro, mancava solo il sipario, proprio per la difficoltà dell'intervento e la mancanza di fondi", specifica la restauratrice Rossella Bernasconi, "l'obbiettivo era quello di renderlo nuovamente utilizzabile".
Restauro eccezionale – Un lavoro di restauro unico sotto diversi punti di vista, a partire dalla dimensione della tela, 14,5×8,5 metri, e dai problemi che ne derivano. "Abbiamo dovuto trasportarlo a mano, dal teatro alla palestra dello Stadio Sinigaglia, nelle vicinanze, messa a disposizione per l'occasione, perchè non avevamo altri ambienti dove poter lavorare", spiega la Bernasconi, "lo stato di degrado era avanzatissimo, sia per quanto riguarda il supporto in tela, sia per lo strato pittorico. L'intero sipario è composto da una cinquantina di pezze di tela, con cinque tipi differenti di armatura con pesantezze differenti. Abbiamo svolto diverse prove, e abbiamo valutato l'ipotesi di incollare un nuovo strato di tela, ottenuto sempre dall'unione di più parti ma di dimensioni maggiori rispetto a quelle originali. Una struttura sintetica di poliestere, che non ha assolutamente interferito sul peso e l'elasticità dell'intera superficie. Non sono stati effettuati nel corso del tempo interventi mirati alla conservazione della tela, se non rappezzi soprattutto sulla parti più esterne, spesso svolti dagli stessi scenografi".
Omaggio ad un concittadino – L'autore del dipinto, eseguito a tempera ed olio su tela, porta la firma di Alessandro Sanquirico, artista piemontese trasferitosi a Milano, dove frequenta l'Accademia di Brera sotto la guida di Piermarini. E' stato Alberto Longati ad occuparsi della parte storica e della figura del pittore, il cui nome è presente anche nei progetti di altri importanti teatri, primo fra tutti la Scala, unico scenografo dal 1817 al 1832, oltre che comparire tra gli artefici della decorazione del Duomo di Milano. "Sanquirico in quel tempo era già noto nel comasco, per aver affrescato nel 1806 Villa Melzi a Bellagio. Viene così chiamato dai Palchettisti per realizzare il velario, per cui viene pagato 300 lire. La scena raffigurata la morte di Plinio Il Vecchio, scrittore latino autore della Naturalis Historia, nato proprio a Como, nel lontano 23. Sull'enorme tela è ricordata l'eruzione vulcanica del 79 d.C. che distrusse Ercolano e Pompei; "questo soggetto, oltre che da ricondurre alla figura comasca di Plinio, va intrecciata con l'avvenimento storico del 79. Sanquirico attraversa il neoclassicismo per entrare a pieno titolo nel romanticismo. Quest'opera in particolare si trova nella fase di transizione, in quanto l'impianto, con colonne, rovine è d'impronta neoclassica, ma lo spirito, la passionalità, sono sintomi di un nuovo melodramma; da qui la scelta di ricordare la fine di Pompei, di un'epoca che non c'è più, la fine di un momento storico", spiega Longati. "Sullo strato pittorico è stata eseguita una pulitura generale, per eliminare le numerose macchie causate dall'umidità – spiega Rossella Bernasconi – sono state poi colmate le lacune di colore creatosi col tempo e integrate parti di tela andate perdute".
Torna sul palco – Il sipario tornato a originario splendore tornerà al suo posto sul palcoscenico del Teatro Sociale As.Li.Co. nei prossimi giorni, ma, "temporaneamente", precisa Luca Ambrosini, per festeggiare la conclusione dei lavori; "verrà poi installato stabilmente dal prossimo luglio, durante la chiusura estiva del teatro". L'appuntamento è per domenica 8 febbraio alle 18.00 con concerto inaugurale alle 20,30.