Lungo il sentiero – Non è certo cosa rara che camminando per una strada dei nostri paesi ci si imbatte in una cappelletta votiva, in un immagine sacra posta a ridosso della strada. Sono testimonianze di tempi lontani, in cui i viaggi e gli spostamenti a piedi erano di abitudine, e non meno frequenti erano i pellegrini che giravano il mondo e che in ogni angolo di strada trovavano conforto nelle scene sacre. Molti di questi piccoli tesori artistici giungono a noi in situazioni di degrado, e richiedono interventi di restauro, anche perché nella maggior parte dei casi sono esposti agli agenti atmosferici che ne deteriorano la struttura ma soprattutto la parte pittorica. Esempio è l'icona situata in via Matteotti a Barasso, appena restaurata, su commissione del Comune nella persona del sindaco Antonio Andrea Braida, dalla varesina Maria Pia Navire.
L'immagine sacra – L'opera di Barasso è composta da due parti, l'affresco vero e proprio (120×130 cm) con la raffigurazione dell'Annunciazione e la una cornice, di tipo naturalistico in stucco policromo, al di sopra della quale si legge la scritta con il nome del probabile offerente e la data di completamento dell'esecuzione: D.(dominus)FRAN.cus (franciscus) MALNATUS ANNO 1719. DIE 21.9BER(november). (Il signor Francesco Malnato 21 novembre 1719). "Probabilmente la cornice è più antica rispetto all'immagine dell'Annunciazione – confessa la restauratrice – abbiamo svolto delle analisi stratigrafiche e sotto all'affresco attuale, si vedono resti di un'opera precedente". Questa icona dimostra come tra gli artisti itineranti e spesso rimasti nell'anonimato, si trovassero autori di buon livello: la scena è tra quelle tradizionali della cristianità; il momento in cui Maria riceve l'Annuncio dall'angelo che si libra in alto sulla sinistra tenendo nella mano un giglio segno del concepimento verginale della donna. I colori rispecchiano le tradizioni iconografiche: la veste rossa della Vergine simbolo della futura
sofferenza, il mantello azzurro della sua natura celestiale. L'angelo e lo sfondo sono di colore ocra dorata simbolo di eternità.
Prima del restauro – Tre mesi circa di lavoro, per ridare vigore alla scena dipinta e assicurare maggior protezione all'intera struttura. "L'affresco si presentava un pessimo stato di conservazione – spiega la restauratrice Maria Pia Nevire – abbiamo agito sulla superficie pittorica prima con la rimozione dei vecchi interventi di restauro, per procedere poi con i consueti interventi di pulitura e consolidamento e di integrazioni nelle lacune presenti". Al di sopra dell'affresco è visibile un riparo pensile, elemento che protegge da qualche tempo l'opera e che probabilmente ha il merito di non aver fatto sparire del tutto l'opera. Anche la tettoia è stata sostituita durante il restauro, con una più profonda in modo che copra una porzione maggiore di affresco.