Evitare il degrado – Il 13 giugno del 2007 si teneva la conferenza stampa di presentazione dei lavori di restauro di Villa Gonzaga, alla presenza del sindaco Giorgio Volpi, dell'assessore ai Lavori Pubblici, Valerio Mola e dell'assessore all'Urbanistica, Loris Pasqual. "Lo stabile, di proprietà del Comune dal 1976, doveva essere sottoposto necessariamente a interventi manutentivi e di messa in sicurezza, perché", spiega Marco Cerana, responsabile dell'Ufficio Tecnico dell'Amministrazione Comunale, "si potessero ridurre le patologie della struttura architettonica, il degrado dei materiali e dei serramenti, provocati da infiltrazioni di acqua dalle coperture, da umidità di risalita e dalla mancanza d'uso dei locali". La villa, infatti, giaceva da anni in stato di abbandono.
Restauro conservativo – Ottenuto il parere favorevole della Sovrintendenza ai Beni Architettonici ed Ambientali e ideato il progetto secondo gli indirizzi del Testo Unico dei Beni Culturali, l'edificio è stato sottoposto a interventi di restauro conservativo, essendo un bene vincolato. In due differenti lotti sono stati rinforzati i solai in legno, ricorso l'intero tetto, pulite e consolidate le facciate, e cambiati gli infissi, così da ridurre al minimo il naturale invecchiamento della villa. L'opera di risanamento – per la quale l'Amministrazione ha già speso un milione di Euro e quest'anno ne sborserà altri 700 mila – è condotta dalla impresa costruttrice, Lares Srl di Venezia, che all'attivo ha già importanti interventi di restauro.
La storia della villa – Dalla sua costruzione, avvenuta nel 1756, alla sua donazione al Comune due secoli dopo, l'edificio ha conosciuto varie destinazioni d'uso. Tra le più importanti figura quella ottocentesca come residenza sontuosa: le forme neoclassiche di gusto francese e il grande parco che la circonda, modifiche fatte apportare dalla duchessa Isaura Saulx Tavanes, sono caratteristiche imprescindibili della struttura, tanto peculiari da essere conservate anche quando l'edificio passò in eredità ai Gonzaga e quando, nel 1904, il palazzo venne acquistato dalle suore della Presentazione di Como per farvi scuola. Solo nel 1918, la villa, divenuta proprietà e sede dell'OPAI – Opera di Prevenzione Antitubercolare Infantile – fu modificata con l'introduzione, nel parco, di diversi padiglioni che costituirono un complesso di prim'ordine sotto l'aspetto medico-scientifico ed organizzativo.
Quale destino? – Pur avendo chiara la volontà di mettere in sicurezza e sanare il palazzo, l'Amministrazione comunale non appare altrettanto decisa sul futuro destino della villa. "Sono state elaborate diverse ipotesi e al momento, dichiara Cerana, "la più accreditata è la realizzazione di un salone per conferenze ed esposizioni d'arte al pian terreno e di uffici comunali ai piani superiori, ma è evidente che si tratta di un'idea e che qualsiasi sarà la destinazione, essa farà lievitare di molto le spese già ingenti delle casse comunali. Per ora ci si accontenta di sanare quello che c'è".