Attori e spettatori – Fenomenologia del bacio. Italiano, melodrammatico, con un quel tanto di pruderie e di inibizione che il brodo di cultura cattolica porta con sé. Una nutrita schiera di protagonisti: Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, Ginevra e Lancillotto, Goethe e Elena…ma anche Gassman e la Mangano, Mastroianni e la Ekberg, Accorsi e Martina Stella. E una sfilza di comprimari. Il bacio come chiave d'accesso ad un secolo o poco più di storia dell'arte recente. "Tra Romanticismo e Novecento", recita il titolo della mostra inaugurata presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, per la cura di Susanna Zatti e Lorenza Tonani e il contributo mirato di Gianni Canova per il bacio nella cinematografia italiana. Una carrellata di baci storici, letterari e cinematografici, celeberrimi o meno. E spalmata su una manciata di decenni che del tema ne hanno trasformato peso e potenza simbolica.
La diplomazia del bacio – Tra tutti, un bacio soprattutto correva per l'Europa dell'Ottocento. Il "Bacio del volontario", il bacio di Francesco Hayez, riprodotto in più versioni a cavallo anni Cinquanta e Sessanta del XIX secolo. Sintesi estrema e fulminante dell'abbandono sentimentale e erotico insito nella poetica romantica, robustamente rinverdito da evidenti richiami all'attualità politica italiana. Realizzata in prima versione dal maestro sul finire del 1859, l'opera, attualmente a Brera e a Pavia riproposta in copia, è l'apoteosi della voluttà. "Costui può far figli a
novant'anni", sembra abbia detto il critico d'arte Giuseppe Rovani, alludendo ad Hayez e alla a dir poco esplicita carica erotica emanata dalla tela. Pochi anni dopo, mutate le condizioni politiche, fatta l'unità d'Italia,ecco la nuova versione, a Pavia in originale – e di recente al centro di un colpo sul mercato delle aste – che riprende l'identica scena, ma con un nuovo marcato sottotesto: le cromie delle vesti del patriota e dell'amata sono un inno alla nazione. Inutile dirne la fortuna visiva, giunta fino a noi, come una vera e propria icona cui l'aggettivo nazional-popolare è perfettamente calzante
L'ampio catalogo – Intorno al bacio erotico-diplomatico, l'esposizione fa ruotare una casistica sufficientemente ampia: il bacio degli amanti sventurari, dedotti dalla letteratura; quello di Aminta e di Silvia, che un giovane Piccio degli anni trenta ritrasse ma a detta dei critici del tempo, senza "bastevole passione"; piuttosto che quello divisionista di Previati, o il bacio sventurato, già concluso nel dramma, di Paolo e Francesca dello stesso Previati di qualche anno precedente. Baci desiderati e agognati e non ottenuti, baci appassionati come quello degli Amanti di Manzù, o di Carlo Levi, entrambi con un salto temporale di circa un secolo; il bacio materno, notevole
quello di Troubetzkoy, pù patetici quelli di Adolfo Feragutti Visconti e di quello di Raffaele Borella.
Il rimosso – Nelle scuderie del Castello si alternano nomi altisonanti e figure di minor rilievo; opere da manuale della storia dell'arte accanto a declinazioni tardive e meno incisive del tema. Con una coda espositiva che tocca appunto alcuni emblematiche raffigurazioni del bacio, tradotto in epoca moderna. Il gelido contatto dei manichini di De Chirico, realizzato agli inizi degli anni Trenta e la conclusione nelle labbra avulse da ogni contesto di una Marilyn rotelliana. Ci pensa il contributo video di Canova, in un montaggio tra intervista e scene apicali di film, a restituire in chiave più contemporanea i significati plurimi del gesto, tra il rimosso della cultura italiana, dominata dal senso della commedia che spesso scivola nel grottesco; o dal melodrammatico che allude a colpa e rimorsi, mai pienamente appagante. Liberatoriamente appagante.