Uno sguardo al passato Arte e filosofia si sono incontrate durante la settimana, appena conclusasi, dedicata a Filosofarti: Gallarate, per un'intera settimana, ha assistito ad un grande fermento culturale, grazie a numerose iniziative tra cui alcune conferenze su temi attuali, condotte da personalità di alto livello come Massimo Cacciari, l'inaugurazione del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, la mostra al Fotoclub il Sestante "Di Memoria e di Materia", gli spettacoli teatrali,i workshop per giovani e bambini, le cene all'insegna di arte e filosofia..
E, in questa vivace atmosfera, un posto di riguardo è stato dedicato anche al passato artistico della città, rivisitato e celebrato attraverso l'apertura della piccola, ma davvero preziosa, Chiesa di Sant'Antonio. Per due domeniche ed un sabato, infatti, grazie all'interessamento del FAI e alla disponibilità del Decanato di Gallarate e del Prof. Iacomino del Liceo Classico di Busto Arsizio è stato possibile riscoprire e gustare, grazie anche alla spiegazione di alcune giovani guide, la bellezza di un gioiello che purtroppo, viene aperto al pubblico solo sporadicamente.
Gioiello storico – Anche se di minuscole proporzioni,
la chiesa di Sant'Antonio racchiude una lunga storia: edificata sui resti di un oratorio dedicato a Sant'Antonio, l'edificio ebbe origine nel XIV secolo. L'impianto trecentesco che la caratterizzava venne modificato all'inizio del XVIII secolo secondo il gusto barocchetto del periodo, con l'intervento di Biagio Bellotti (Busto Arsizio 1714-1789) autore del ciclo degli affreschi, dell'altare maggiore e di quelli laterali e di Giuseppe Rusnati (Gallarate 1647?-Milano 1713), artefice della Santa Maria collocata nell'altare di destra. Numerosi sono stati gli interventi di restauro effettuati nel corso dei secoli, primo fra tutti, l'abbattimento, degli anni Sessanta, del seicentesco campanile giudicato dai responsabili del restauro non conforme al quadro urbano.
Visita alla Chiesa – L'edificio, dalla pianta composita, costituita da uno spazio ellittico riservato ai fedeli, il presbiterio a base rettangolare e uno spazio intermedio destinato a coro e altare, presenta linee architettoniche ispirate ad un barocco armonioso e contenuto. La facciata principale è impreziosita da lesene stuccate, capitelli compositi e decorazioni a fiori, mentre quella opposta è frutto del restauro degli anni Sessanta; la parete laterale ha mantenuto invece, la struttura originaria. Varcata la soglia dell'ingresso, l'ambiente si mostra in tutta la sua sussurrata bellezza, creata da una decorazione organica e unitaria, dai delicati colori pastello e coerente con l'ornamentazione di gusto barocchetto (secolo XVIII) della facciata principale.
I decori – Sulle pareti interne un ciclo di affreschi di Biagio Bellotti rappresenta episodi evangelici o legati alla storia di Sant'Antonio e di altri santi. Di grande interesse, l'altare maggiore, a forma di tempietto, impreziosito da marmi policromi e sovrastato da una statua di Sant'Antonio che sostituisce quella originaria della Madonna. Nell'ambiente dedicato al coro è presente una cantoria in forme barocche, parzialmente coperta dalla struttura lignea in cui è collocato l'organo, inserito appunto, in una cornice di legno dorato. Illuminano la preziosa chiesa quattro coloratissime vetrate eseguite nel 1962 da Silvio Zanella che, con la rappresentazione de la moltiplicazione dei pani e dei pesci, Santa Maria che spalma l'unguento sui piedi di Cristo, la lavanda dei piedi e l'ultima cena, è riuscito a creare un interessante e suggestivo dialogo tra arte antica e arte contemporanea.