L'alibi dell'oggetto – La loro è un pò una pittura che, per riprendere il titolo di una recente collettiva, ha l'alibi dell'oggetto. Guarda più o meno diritto il reale, lo racconta più o meno come può e può darsi, ma la vera sostanza è tutta apparenza, dietro un filtro di svenature, limbi pittorici, travisamenti e deformazioni oniriche dei contorni. Sotto i quarant'anni, in un caso sotto i trenta; cinque nomi che già hanno un discreto background espositivo, un curriculum in cui figurano premi importanti, in alcuni casi svezzamenti in ambiti collaudati come il progetto Italian Factory.
Fedeli al dizionario – Sono, in ordine di anzianità, Mirko Baricchi e Alberto Zamboni, Tina Isgrò, Nicola Villa, e il più giovane Daniele Giunta. Figurativi, sufficientemente a la page, prediligono il racconto evocativo alla descrizione, ma hanno precisi riferimenti in alcuni maestri che li hanno preceduti.
Saranno in mostra alla Galleria Morotti di Daverio, in una collettiva curata da Vittoria Broggini. Noir coloeur. Il nuovo paesaggio nella pittura italiana, indicata nelle intenzioni come la prima tappa di ricognizione nel mondo delle ultime generazioni che, a dispetto di altre possibilità espressive, rimangono fedeli al dizionario pittorico.
La nouvella vague – C'è una ventata di novità, qui intorno, un desiderio di accreditarsi sul nuovo, anche se non necessariamente inedito: a Busto Arsizio, a breve si celebra presso la Fondazione Bandera la generazione che della stessa Italian Factory è da anni il nerbo; a Gallarate, il Premio Arti Visive si è votato interamente alla giovane fotografia italiana contemporanea con nomi, alcuni dei quali almeno, da tempo rientrano a buon diritto tra le figure più consolidate del panorama; si accoda anche lo spazio di Daverio che, dopo un periodo di messa a punto della propria vocazione con artisti per lo più di casa nostra, prova ora il great leap forward, il grande balzo in avanti, affidandosi alla nouvelle vague della pittura di paesaggio, quella che "ha in potenza una spazialità di tipo installativo", come discrimine rispetto alla 'vecchia' pittura.
L'ambiguità del termine – E di nuovo si ragiona intorno a questo termine sufficientemente ambiguo e polisemantico di 'paesaggio': quello di Mirko Baricchi, fino al 22 in mostra anche alla Palmieri di Busto, quasi involontario, casuale, "io che non ho mai voluto fare paesaggi in vita mia", raccontava in una intervista recente rilasciata a Marco Vallora e ciò nonostante comunque una sorta di 'de rerum natura' continuo. Quello di Alberto Zamboni, un paesaggio oltremodo velato, una pittura che ricorda e ricordando sfuoca invece che rendere nitido. Quello di Nicola Villa che usa un nero quasi tipografico per enucleare dal chiaro del fondo della tela figure umane strappate al loro contesto; quello di Tina Isgrò, più direttamente legato al panorama architettonico e urbanistico della città, alle sue arterie stradali così come agli interni domestici a dominanti di grigi notturni. Quello di Daniele Giunta infine, un gotico informale, trasposto in atmosfere da fiaba nordica, più nordica che fiabesca su basi di seta, ad aggiungere spettralità a spettralità.
Noir Couleur
Il nuovo paesaggio della pittura italiana
Mirko Baricchi _ Daniele Giunta_Tina Sgrò_Nicola Villa_Alberto Zamboni
a cura di Vittoria Broggini
21 marzo – 3 maggio 2009
inaugurazione 21 marzo 2009 ore 17.00
GALLERIA VILLA MOROTTI
PIAZZA MONTEGRAPPA 9
21020 DAVERIO – VARESE
info@galleriavillamorotti.it
Orari: dal martedì al sabato 10.00-12.30 / 15.00-19.00 – domenica 15.00-19.00