Il territorio è un soggetto – Si è laureata al Politecnico di Milano nella sessione 2004/2005 con una tesi dal titolo "La Valle del Medio Olona: tra indirizzi di riqualificazione ambientale e processi di artificializazione del territorio", ma presenta alla stampa il risultato delle sue ricerche solo oggi, perché l'argomento è alquanto delicato. È Chiara De Cesare, architetto territorialista, attualmente tecnico responsabile per la candidatura del Monastero di Torba a Patrimonio dell'Umanità Unesco. Principio ispiratore della sua tesi e del suo attuale lavoro come architetto è la frase ereditata dal suo professore Giorgio Ferraresi, uno dei padri fondatori della scuola del territorialismo, nonché suo relatore in sede di laurea: "il territorio è un soggetto, non un oggetto". Per questo l'uomo, che ne è parte integrante, dovrebbe rispettarlo come fosse un essere vivente.
La città dell'Olona – Tra Malnate e Castellanza: questi i punti geografici entro i quali la De Cesare ha sviluppato la propria ricerca. "Si tratta di un territorio dalle risorse ambientali, naturalistiche e culturali pregevoli caratterizzato da un fiume, come l'Olona, che è sempre stato fonte di vita per le civiltà che si sono insediate lungo il suo corso", sottolinea l'architetto. La particolarità del tratto medio della valle è la così detta "città dell'Olona", ovvero l'insieme di centri abitati che, creatisi man mano lungo le rive del fiume, formano una sequenza a collana. "Non sono dei singoli Comuni", evidenzia l'esperta, "c'è una forza che li unisce, che è quella di avere una storia comune e di una identità simili essendo legate inevitabilmente all'Olona e al suo intorno".
Le criticità – Con il passare del tempo la valle ha subito una perdita del proprio ruolo storico e, a partire dagli anni Sessanta, il suo suolo è stato interessato da una sistematica occupazione. Lo sviluppo di un tessuto fortemente urbanizzato ha provocato una frammentazione dell'ambiente naturale, a causa della tendenza alla saldatura dei centri abitati, una compromissione del sistema idrografico, a causa dell'aumento del carico antropico, una perdita di pregi estetico-visuali per via della continua "banalizzazione" e dequalificazione del paesaggio degli spazi aperti. La smodata cementificazione del territorio ha investito il fiume stesso, trasformandolo in un canale artificiale senza rispetto degli argini, delle anse naturali (meandri) e delle fasce di golena (aree limitrofe alle rive dove il fiume si riversa fisiologicamente durante le piene) a sua volta irresponsabilmente urbanizzate. Il sistema-fiume è stato compromesso: l'alveo risulta frammentato, il corso rettificato, con pericoloso aumento della velocità e della portata di invaso delle acque, la fascia ripariale ha perso la propria funzionalità. La conseguenza che ne deriva è quella che le inondazioni rischiano di diventare veramente incontrollabili con effetti devastanti per la popolazione e per il territorio. Sottolinea la De Cesare: "Le piene sono eventi che fanno parte della natura. L'uomo non può impedire che avvengano, ma può certamente ridurne l'impatto ambientale e questo è possibile solo se si pone con un atteggiamento rispettoso nei confronti del fiume e della sua originaria dinamica: stop alla cementificazione selvaggia e via alla rinaturalizzazione del fiume".
La riqualificazione – Riportare il fiume Olona al suo stato naturale, vale a dire togliendovi i tratti di cemento che lo deturpano, impiantando la flora con conseguente rivitalizzazione della fauna connessa, creando un canale di fognature parallelo a quello del corso fluviale, con tanto di innesto di depuratori, creerebbe una situazione virtuosa che porterebbe l'intero territorio a beneficiarne. "Esistono in merito una specifica normativa europea e i così detti contratti fiume (cioè di riqualificazione fiume-territorio)", dichiara l'esperta: "ne sono esempi pratici la rinaturalizzazione del territorio intorno al fiume Emscher che attraversa l'ex-zona siderurgica della Ruhr in Germania, come esemplari in Italia sono le riqualificazioni di alcuni tratti del fiume Po, piuttosto che del fiume Zero in Veneto, dove gli agricoltori hanno ricevuto sovvenzioni dai Comuni per procedere alla rinaturalizzazione delle rive".
Progettare con coscienza – Una risposta ai problemi della valle del Medio Olona potrebbe venire dal basso, da quello che la scuola territorialista chiama "il Nuovo Municipio": le politiche locali, che nascono dalla conoscenza diretta del territorio e che si battono per salvaguardarlo. Non tutto è perduto, evidenzia infatti l'architetto: "i PLIS (parchi di interesse sovracomunale, di raccordo per quelli regionali), come quello della Valle del Medio Olona e l'RTO sono esempi di quanto possa nascere dalla volontà locale. Essi nascono con l'intento di preservare il territorio sotto tutti i punti di vista: aspetti ambientali, naturalistici, storici e artistici". Puntualizza la De Cesare: "per raggiungere un livello di vita qualitativamente alto è fondamentale progettare razionalmente, imparando dalle generazioni che hanno abitato questi luoghi prima di noi: gli agricoltori un tempo si prendevano cura del territorio. Per quanto riguarda il fiume occorre recuperare i fossi, ripristinare le aree umide, riaprire i vecchi bracci secondari. Ma la vera risposta al problema è soprattutto evitare di cementificare ex-novo in area golenale, tutto si gioca insomma a livello di PGT". "L'architetto territorialista", prosegue la De Cesare, "cerca di progettare con coscienza, evita sprechi di suolo cercando di adattare vecchie strutture a nuove funzioni, di non urbanizzare in maniera selvaggia il territorio, si appoggia alla bioingegneria quando ha bisogno di mettere in sicurezza i fiumi. E' possibile cambiare se si vuole, siamo ancora in tempo: le volontà politiche dovrebbero semplicemente indirizzarsi verso opere di rinaturalizzazione, piuttosto che sposare un approccio meramente idraulico nei confronti del fiume. Ribadisco il concetto: il territorio va trattato come soggetto, non come oggetto".