Solide basi – Un'iniziativa legata all'arte che nasce per una finalità benefica. Ieri come oggi l'Ospedale di Circolo – Fondazione Macchi di Varese, è realtà aperta e strettamente ancorata all'evoluzione e alla gente della città. Un'occasione quella della mostra 'L'Arte & il Sorriso' per conoscere il patrimonio artistico custodito nel tempo, donato da diverse personalità all'Ospedale. Tali donazioni non sono solo materiali, o meglio, non semplicemente artistiche. Un'intervista a Serena Contini, che in occasione dell'esposizione si è occupata della ricerca storica, stendendo anche un testo sulla specifica crescita dell'Ospedale grazie ai suoi benefattori, accanto agli altri contributi di Daniele Cassinelli e Giuseppe Armocida, presidente della Società Italiana di Storia della Medicina e della Società Storica Varesina.
Una mostra che unisce diverse realtà, ma soprattutto che collega l'Ospedale del passato con quello del presente.
"Si, lo scopo benefico con cui è nata questa iniziativa, ha anche l'intento di far conoscere e rendere noti i benefattori del passato per arrivare a quelli del presente. E' una sorta di ringraziamento per coloro che si sono dedicati nel tempo all'Ospedale, ma nello stesso tempo uno stimolo per il presente a investire energie nella crescita e nel miglioramento della struttura esistente"
Quali sono stati i criteri di scelta per la selezione delle opere in mostra?
"Il desiderio di mostrare alcune delle opere del Novecento che fanno parte della Quadreria dell'Ospedale. Dall'opera che apre l'esposizione del 1989 al quadro di Scipione Riva-Rocci del 1963. Non ci si trova sempre di fronte a quadri di grande qualità artistica, questa passa a volte in secondo piano; quello che conta in mostre come questa, è il valore storico. Le ricerche per quesa mostra sono state svolte negli archivi, da quello di Stato di Varese, a quello comunale, a quelli di amministrazione dell'Ospedale. Gli ultimi studi, finanziati dall'industriale calzaturiero Ermenegildo Trolli, e la rispettiva pubblicazione ad opera del direttore de La Prealpina, Giovanni Bagaini, dedicati questo patrimonio risalgono al 1930, con i dati raccolti fino al 1929. La parte storica è fondamentale: la biografia del benefattore è elemento portante del quadro stesso. Studiare i benefattori, le schede, i contributi donati, ha condotto a scoprire alcuni dati non noti, partendo dal presupposto che di alcuni benefattori si era a conoscenza solamente del nome".
Quali sono stati i contributi più significativi?
"I benefattori si riconoscono in diversi modi; non per forza nella donazione di opere d'arte o di un certo valore. Silvio ed Emma Macchi sono legati al nome stesso della Fondazione dell'Ospedale. Nel 1920 nel testamento lasciano 6milioni e mezzo di lire, per allora una cifra davvero significativa alla Congregazione di Carità per la costruzione di un padiglione dedicato alla cura della tubercolosi. Nel 1929 l'edificio, particolarmente all'avanguardia per i tempi, viene inaugurato. Tra i benefattori di rilievo anche Scipione Riva-Rocci, medico e inventore del sfigmomanometro a mercurio, lo strumento che ancora oggi viene utilizzato per la misurazione della pressione. Non ha mai voluto riconoscere il suo merito e quindi brevettare l'invenzione, perchè la considerava un aiuto alla medicina. Oltre a questo, Riva-Rocca fu anche il primo direttore dell'Ospedale, dal 1901 al 1928, seguendo da vicino tutte le scelte tecniche di costruzione. In merito, saranno in mostra tre vetrine documentarie con i progetti originali dei diversi padiglioni. Ancora, ricordando nomi importanti, i coniugi Danzi che hanno permesso la nascita del reparto di pediatria nel 1955. Forte in questo caso il legame tra passato e presente, dato l'intento e il progetto che sta dietro a tale manifestazione. Accanto a questi molti altri nomi sono ricordati in mostra come i Borghi e i Cattaneo, ma anche altri citati, i Conconi e i Pertini per esempio, di cui non si ci sono più i quadri donati. Alberto Colombo, laureato in farmacia e co-fondatore del Liceo Classico cittadino, con un piccolo quadro di Giuseppe Talamoni. Dopo la morte di Colombo, come lascia detto in testamento, viene venduto il suo studio milanese e il ricavato è dedicato al padiglione di medicina nucleare".
Nomi e storie che hanno segnato non solo la nascita dell'Ospedale ma anche quella della città stessa?
"Quello che traspare da queste vicende è esattamente la storia della città, queste opere sono della città stessa. Un momento in cui grazie a questa mostra, collaborano città, comune, ospedale, cittadini. C'è ancora molto da fare e da conoscere per quanto riguarda il patrimonio artistico dell'Ospedale".