Aprirsi alla città – "Che questo sia uno dei tesori più preziosi della città è fuor di dubbio". Così è cominciata la giornata di studi "Evangeliario di Busto (sec. IX) e nuovo Lezionario Ambrosiano. Una fonte storica preziosa, un tesoro da custodire, un enigma da studiare" svoltasi sabato 16 maggio presso Palazzo Marliani Cicogna. Grande partecipazione di pubblico per una mattinata che, senza rinunciare a colte esposizioni ed interventi di acuta filologia, ha visto coinvolti tanti cittadini ed appassionati. "In questi mesi – così ha introdotto il prevosto Franco Agnesi – festeggiamo simultaneamente il quattrocentesimo della chiesa di San Giovanni e l'anno Paolino. Con questa giornata di studi possiamo avvicinare, grazie alle relazioni di esperti, questo antico capolavoro in pergamena".
Così ti spiego il passato – Nella mattinata, illustri relatori hanno preso la parola, svelando gli enigmi ancora da scoprire e la storia plurisecolare del prezioso manoscritto: Franco Bertolli, direttore della Biblioteca Capitolare di Busto; don Norberto Valli, docente di liturgia e membro della Congregazione del Rito Ambrosiano; mons. Marco Navoni, dottore dell'Ambrosiana; mons. Luigi Manganini, arciprete del Duomo di Milano e pro-presidente della Congregazione
del Rito Ambrosiano. Un autentico capolavoro, unico al mondo, restaurato recentemente e presente in importanti esposizioni (citiamo, a titolo di esempio, "Il futuro dei Longobardi", Brescia, Monastero di Santa Giulia, 2000).
Le trame del… codice – Ma in che cosa consiste l'unicità tanto preziosa del manoscritto?
A spiegarlo sono stati Bertolli e Valli. Contenente il capitolare e l'evangelistario, il codice di Busto è il più antico documento esistente del rito ambrosiano. Molte carte hanno sofferto l'umidità, ma sul recto e sul verso della sottile pergamena si può ancora apprezzare la bella scrittura in caratteri onciali e la sobria decorazione delle incipitali miniate (che introducono i brani per l'Epifania, la Pasqua, la Pentecoste). Ben visibili, inoltre, sono le rigature orizzontali e verticali. Scritto a Milano, il codice riporta anche interessantissime notizie sulla topografia della città, citando edifici di culto che oggi non esistono più o si sono trasformati nei secoli, cambiando dedicazione; sono citate la chiesa di Sant'Agata presso la Basilica di Porta Romana e una chiesa dedicata a San Sebastiano. Ma qual è l'antigrafo di questo esemplare? Che detto altrimenti suona: da dove è partito il compilatore del Codice di Busto?
In the deep – Questo è solo uno dei tanti enigmi dell'antico volume. A rendere ancora più accattivante la vicenda spuntano a pie' di pagina del frontespizio, alcuni caratteri cirillici. Chi li ha scritti? Quando e dove? Su alcune lettere, poi, compaiono alcuni segnetti simili ad accenti tonici ma che accenti tonici non sono. Alcune ipotesi li interpretano come notazioni musicali, o meglio indicazioni di cantilazione. Giunto da Milano ad Olgiate intorno al XIV secolo, passò a Busto Arsizio forse un paio di secoli più tardi e da qui non si è più mosso.
Sguardo sull'oggi – Già tutto questo rende il codice di Busto un esemplare assolutamente senza paragoni in tutta Europa. Ma non è tutto: scritti nella seconda metà del IX secolo, questi fogli descrivono cerimonie liturgiche del secolo prima. In questo modo il codice di Busto ci dice – molto e bene – su un periodo povero di documenti. Il cammino del rito ambrosiano – tanto citato con orgoglio dal Cardinal Martini – è custodito tutto in queste pagine. Si capisce dunque perché quest'opera rappresenta un documento senza pari per la storia della Chiesa e della civiltà europea e sia una base di riferimento per il recente Lezionario Ambrosiano.