La curiosità verso il passato – "Forse si sarebbe potuto sapere di più, se, invece di guardare lontano, si fosse scavato vicino". Questa frase di Alessandro Manzoni scritta nel suo più celebre romanzo, accompagna un lavoro durato più di due anni che ha visto il giornalista Andrea Ganugi impegnarsi in una ricerca assidua rivolta ad un luogo varesino visto da molti ma conosciuto da pochi. Un monte che racchiude il fascino del tempo, porta ancora oggi i segni di epoche e credenze legate a realtà lontane. Il Monte San Francesco sopra Velate racchiude lo sguardo dei pellegrini in visita al Sacro Monte. Un desiderio di conoscere la storia di un luogo oggi sotto la cura della Soprintendenza per i Beni Archeologici che vige in uno stato di totale abbandono.
Da cosa è nata l'idea di studiare il Monte San Francesco?
"Il lavoro ha origine da un incontro con un Sacerdote di Santa Maria del Monte, con cui ho avuto occasione di parlare proprio del monte, dal punto di vista religioso e archeologico. Un luogo che ha avuto rilevante importanza in diverse fasi storiche a partire da quella romana, longobarda e infine durante il periodo della riforma e controriforma".
Come ha sviluppato le ricerche?
"Partendo da documenti d'archivio accostate a testimonianze orali. Ho utilizzato come punto di partenza studi fatti tempo fa da un gruppo di studenti di archeologia diretti da Maria Grazia Sironi e dall'archeologa Paola Scioli".
Quali sono le fasi storiche che hanno caratterizzato questo luogo?
"Le prime testimonianze risalgono al periodo romano, quando questo monte era solcato dal limes romano, la linea di confine dove erano collocate i punti di avvistamento. Rimane ancora oggi infatti la base di una torre che doveva essere uguale a quella che sorge accanto al monastero di Santa Maria del Monte. La seconda fase è quella del periodo longobardo, quando il luogo viene riconosciuto come San Francesco in pertica. Questa denominazione deriva dalla presenza di un luogo di sepoltura tipicamente longobarda, popolo che usava mettere sulle tombe dei guerrieri delle pertiche con al termine delle colombine in terracotta con scritto il luogo dove era stato ucciso il guerriero sepolto. Siti come questo si trovano in altre zone della Lombardia, tra cui Pavia. Tracce evidenti e documenti precisi indicano inoltre l'importanza di questo luogo durante il XII – XIII secolo, all'epoca di San Francesco. Una serie di atti notarili recuperati all'Archivio di Stato di Milano attestano che in questo periodo ci sono state delle vendite di terreni tra i frati francescani e gli abitanti della zona. Un insediamento, un punto di riferimento notevole per l'ordine religioso in un periodo in cui il fondatore era ancora vivo".
In che periodo quindi il luogo viene abbandonato?
"Durante l'epoca di Carlo Borromeo l'insediamento religioso viene totalmente distrutto, nell'impronta nuova data dalla Riforma della Chiesa. Il Monte segnava l'antica via di comunicazione che portava i pellegrini a Santa Maria del Monte prima della costruzione della Via delle Cappelle, che causa anche il totale disuso degli edifici esistenti. La Chiesa viene addirittura sconsacrata, come si legge in un documento conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano".
Alcuni documenti sono riportati all'interno del volume.
"Sono le testimonianze del territorio, mappe che non hanno certo la validità scientifica del catasto di Maria Teresa d'Austria, ma che nonostante siano più vicini a disegni, permettono la conoscenza della situazione nel periodo delle visite di San Carlo. Era un luogo che divideva la sua esistenza tra la sfera religiosa e quella civile, vedendo la presenza anche della popolazione comune. Allo stesso tempo ricopriva l'importanza di zone cittadina quali Luvinate o Casbeno".
Cosa rappresenta l'immagine riportata sulla copertina del libro?
"E' un affresco ancora oggi visibile, nonostante l'abbandono in cui giace, conservato sulla parete esterna di un'abitazione. La datazione dovrebbe essere da collocare tra il XV e XVI secolo. Sono raffigurati un frate inginocchiato che dai tratti iconografici è da riconoscere nell'ordine dei francescani, accanto alla Vergine. I due personaggi sono opera di mani differenti e la Vergine è più tarda esecuzione. Quest'opera testimonia il valore che aveva per i francescani questo luogo e una presenza forte dell'ordine religioso".
Sono stati svolti studi precedenti su questo luogo?
"Analisi così specifiche no, anche se per il mio lavoro mi sono servito di articoli pubblicati in passato come quelli di Leopoldo Giampaolo".
In che stato di conservazione si trova il Monte e il patrimonio, non solo archeologico, esistente?
"In stato di evidente abbandono. La Chiesa di San Francesco in pertica è segnata da una serie di cartelli che la inseriscono nel patrimonio tutelato dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici. La parte romana è stata in parte indagata con una campagna di scavi, mentre quella longobarda non ancora. Servirebbero altri interventi di studio".
Un cantiere aperto quindi?
"Sì, con questo libro ho intenzione di far entrare in un progetto più ampio legato a diverse zone di interesse nei secoli XVI e XVII della nostra provincia. Una sorta di lettura teatrale e letteraria che vedrà la collaborazione del Filmstudio '90 nei prossimi mesi autunnali al Cinema Teatro Nuovo, per la rassegna 'La scena e la memoria. Racconti nei luoghi e nella storia di Varese'. Durante la serata di presentazione del volume viene anche proiettato il book trailer del libro, che partecipa alla sezione 'Corto Giallo' del MystFest di Cattolica, il Festival Internazionale del Giallo e del Mistero con film inediti da tutto il mondo e il concorso letterario con la pubblicazione dei vincitori da parte della Mondadori.
'Monte San Francesco sopra Velate: la cancellazione repentina di una storia millenaria'
Andrea Ganugi
Macchione Editore, 2009
Salone Parrocchiale di piazza Santo Stefano
venerdì 22 maggio 2009, ore 21.00
piazza Santo Stefano
Varese
Con l'autore interverranno Guglielmo Piatti, presidente del Centro culturale di Velate, don Adriano Sandri, parroco di Velate, Giulio Rossini, presidente di Filmstudio'90, Miriana Ronchetti, regista e sceneggiatrice di Teatro Arte di Como, Renzo Talamona, docente del Liceo Ginnasio Cairoli di Varese e Paola Tognella, collaboratrice del quotidiano La Prealpina.