(ph. dal sito Custodia di Terra Santa)
Voci giovani – L'équipe di lavoro che dallo scorso ottobre è impegnata nel restauro della Casa di Maria nel cuore di Nazareth, ha visto attive anche due restauratrici varesine under 30: Isabella Sartori e Alessia Rodari. Di Solbiate Arno la prima, ha compiuto studi artistici al Liceo Frattini e alla Scuola di Restauro di Botticino (BS) poi, concludendo la formazione all'Università degli Studi di Ferrara. Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como per la seconda, alunna di Napoli Salvatore, coordinatore del cantiere in Terra Santa. Le parole delle giovani raccontano l'esperienza di due mesi trascorsi in una terra segnata da contraddizioni e fascino.
Che esperienza è stata dal punto di vista umano?
I.S.:"Posso proprio dire che questa è stata l'esperienza più bella e significativa che io abbia fatto finora, sia sotto il punto di vista lavorativo che personale. Sono stati due mesi molto intensi e il lavoro è stato difficile ed impegnativo, ma essere in un luogo così carico di storia e di mistero ha fatto scordare ogni fatica. Stare ogni giorno all'interno della Grotta dell'Annunciazione è un'emozione unica, si ha la sensazione di aver davanti a sè La Storia, di essere in un piccolo posto che accomuna milioni di persone nel mondo".
A.R.: "Un'esperienza meravigliosa, di quelle che non capitano tutti i giorni. L'idea di riprendere la roccia, l'intera Grotta si stava letteralmente sgretolando. E' stata una sfida, un intervento piuttosto complicato ma che dà molte soddisfazioni. Bisogna aspettare settembre per vedere la prossima 'puntata' dei lavori".
Quali sono state le difficoltà del lavoro?
"Soprattutto all'inizio dei lavori di restauro, mi faceva uno strano effetto vedere la grotta così fragile, bastava un solo respiro e la roccia si sgretolava, così bisognosa di cure, ma sentivo che questa condizione precaria di conservazione era in netto contrasto con l'importanza di questo luogo, il suo significato, il simbolo di speranza e di amore che rappresenta, dove ogni giorno vengono accolte le preghiere e i sogni di centinaia di persone in pellegrinaggio".
Dal punto di vista tecnico cosa ti ha dato questa esperienza?
I.S.: "Questo è stato un lavoro sicuramente importante anche da un punto di vista tecnico perchè sono state adottate metodologie innovative di restauro elaborate dagli esperti dell'Università di Firenze. Si è trattato di un intervento molto delicato e impegnativo perchè la situazione conservativa della roccia era veramente pessima, in più c'erano degli strati spessi di cemento che ricoprivano quasi tutta la superficie della Grotta e che abbiamo asportato, quindi il lavoro è stato anche abbastanza faticoso fisicamente. Tuttavia gli sforzi sono valsi la pena e riportare la roccia ad una situazione di maggiore solidità e coesione ha dato grosse soddisfazioni".
A.R.: "Sono stati due mesi molto intensi. Gli interventi sono stati eseguiti secondo metodi innovativi, con tecniche che ho avuto modo di utilizzare anche in passato, ma che permettono una buona riuscita del lavoro".
(ph. dal sito
Custodia di Terra Santa)
Qual è stato il momento più difficile vissuto durante questa esperienza?
I.S.: "Il momento più difficile in realtà è stato durante il viaggio di ritorno, in aeroporto a Tel Aviv. Sapevo che i controlli degli addetti alla sicurezza erano molto meticolosi. Sono stata per più di un'ora ferma al terzo posto di blocco (sono cinque i passaggi da superare prima di arrivare al duty free) dove hanno controllato ogni minuscolo oggetto contenuto nelle mie borse".
A.R.: "Sicuramente l'aria che si respira andando in giro per la città; un'aria pesante, una forte mancanza di libertà. Israele è una terra meravigliosa e Gerusalemme credo sia la città più bella che visto fino ad oggi, ma è caratterizzata da forti contraddizioni, prima fra tutte quella tra la profonda fede e la paura che avverti nell'aria".
Quello più bello?
I.S.: "Di momenti belli, invece, ce sono stati tantissimi e sceglierne solo uno mi è veramente difficile. E' indimenticabile la sensazione che provavo ogni sera dopo le sei, quando nella Basilica scendeva il silenzio perchè a partire da quell'ora non celebravano più messe e si placava anche l'afflusso dei visitatori. L'atmosfera che veniva a crearsi era di forte suggestione e il silenzio era come se mi avvolgesse, così immenso e profondo, era come se per un attimo il tempo si fermasse".
A.R.: "I primi giorni di lavoro. L'idea di scendere quotidianamente in quell'ambiente e sentire e vedere la Fede. Essere a stretto contatto con un continuo pellegrinaggio. Sono emozioni uniche che solo lì senti e cogli così intensamente. Il fatto di essere stati ospiti dei Francescani è stato affascinante, adattandoci in un certo senso anche al loro stile di vita. Si è creato un interscambio a livello culturale notevole, venendo a contatto con gente proveniente da ogni parte del mondo".