Video commentato – Dopo la breve introduzione di don Giuseppe Marinoni, la sera di venerdì 25, nella parrocchiale di Gorla Maggiore, ha preso parola il restauratore Adriano Vignando, responsabile dei lavori di restauro interni alla chiesa di San Carlo, per commentare un video in cui sono state documentate dettagliatamente tutte le fasi di recupero delle strutture murarie, dalle malte e mattoni agli intonaci.
L'abside come modello – Vignando ha preso come modello la zona presbiteriale, per spiegare quanto effettuato su gran parte dell'edificio, i cui problemi erano legati prevalentemente all'umidità di risalita e all'infiltrazione d'acqua dal tetto, che hanno determinato lo stacco degli intonaci e le lesioni strutturali, talmente profondi da minacciare seriamente l'incolumità delle persone.
Dalle stratigrafie al consolidamento – Igronometrie (rilevazioni dell'umidità) e indagini stratigrafiche sono state le prime operazioni compiute dalla ditta di restauro che si è poi concentrata. sull'eliminazione fisica dei problemi. La forte umidità aveva provocato la creazione di efflorescenze saline determinanti da un lato lo stacco degli intonaci dai mattoni, dall'altro lo sgretolamento di questi ultimi e il distacco delle malte dagli stessi, con conseguente pericolo di caduta. Da qui la necessità di consolidare il tutto dapprima rimuovendo meccanicamente le polveri e i sali attraverso applicazioni di carta giapponese e ripetuti impacchi di seppiolite ed acqua deionizzata, quindi attraverso iniezioni nel tessuto murario di resine possiliche, polvere di marmo e, nel complesso, di circa 400 Kg di calce idraulica, ed infine tramite l'inserimento di cunei e di perni di ancoraggio fissati nei muri in posizione a "x".
Gli affreschi della volta – Notevole interesse hanno destato due affreschi, rinvenuti lungo la volta dell'abside al di sotto delle decorazioni pittoriche recenti. Non sono purtroppo di facile leggibilità, "e al momento -ha sottolineato il responsabile dei lavori- "non è ancora possibile stabilire con certezza se dovranno rimanere in queste condizioni, cioè conservando le martellinature subite in un precedente restauro, o se agire su di essi con la tecnica del rigatino per assicurarne l'effetto estetico che restituisce loro una certa leggibilità. La decisione è infatti rimandata al Soprintendente d'area, l'architetto Stolfi".
I problemi in controfacciata – Non meno difficili da affrontare e causa del rinvio della fine dei lavori sono stati i problemi rinvenuti in controfacciata. Il cedimento dell'arco della volta e di quello immediatamente sopra il portale ha determinato il prolungamento dei restauri. Ancora una volta causa delle lesioni strutturali e del distacco delle malte sono state la scarsa qualità dei materiali costruttivi e l'alta percentuale di umidità concentrata nei muri. L'ing. Brambilla e l'arch. Arricobene, responsabili del restauro architettonico ed ingegneristico, hanno comunque deciso di inserire una barra strutturale di sostegno dell'arcoscemo (il semiarco sovrastante il portale), e di far ricostruire le porzioni cedute, così da ripristinare la funzionalità delle arcate e da garantire la sicurezza di coloro che entreranno in chiesa.
Ancora due mesi – "Per completare l'opera ci vorranno ancora circa due mesi", ha infine commentato Vignando. Rimangono infatti da ultimare i lavori dell'area del portale, da recuperare le decorazioni degli intonaci, da restaurare gli affreschi del catino absidale ed infine discialbare lo strato bianco che copre le statue settecentesche, un tempo policrome, presenti all'interno della chiesa. "Ma per fare questo" -sottolinea il parroco- "servono ancora fondi che potrebbero pervenire dalla comunità se si dimostrasse generosa come già si è dimostrata nel corso di questi anni di intervento".