Raccontare l'arte – Villa Recalcati, giovedì 15 ottobre, secondo appuntamento nel Festival del Racconto – Premio Chiara 2009 con l'arte. Dopo l'inaugurazione la scorsa settimana della mostra "Willy Varlin e gli amici scrittori" alla Galleria Ghiggini, l'ospite Marco Goldin, personaggio conosciuto ai più per le grandi mostre organizzate a Treviso e Brescia, dedicate in particolare alla pittura francese del XIX secolo. Il curatore trevigiano ha descritto la strada che l'ha condotto oggi ad essere conosciuto a livello internazionale.
In piccolo nel 1984 – "Una mostra modesta dedicata ai disegnatori della provincia di Treviso: era il 1984 e come mezzo per pubblicarla avevo i miei amici e il metodo più efficace per far girare una notizia, il passaparola. Abbiamo raggiunto i 5000 visitatori", così Marco Goldin descrive i suoi primi passi nel mondo della curatela artistica. "Mi piace molto l'ambiente provinciale, mi trovo a mio agio, per la natura, le montagne, le situazioni quotidiane", da questa realtà, da un sogno di provincia alle capitali europee, un lungo viaggio guidato da un sogno e dalla convinzione che "se credi in qualcosa devi investire in prima persona, di tuo, sia in energia che in capitale", ricorda il curatore.
Alle origini gli Impressionisti – "Decisi di dedicare una mostra all'amico, prima che scrittore e storico dell'arte Roberto Tassi, a due anni dalla sua scomparsa. Volevo esporre i quadri per raccontare la storia dell'arte tra '800 e '900, il periodo da lui più amato attraverso i suoi autori preferiti, come se stesse scrivendo lui la mostra". In realtà è proprio da questa mostra che pian piano, estrapolando singole personalità o movimenti, nasce l'idea di concentrare l'attenzione sulla pittura francese del XIX secolo. Iniziano per Goldin i viaggio oltre i confini italiani e le conoscenze importanti.
Pittura di facile comprensione? – "I quadri degli Impressionisti non erano mai stati visti in Italia, qualcosa a Ferrara, ma poco. Curiosamente però il pubblico conosceva i nomi: Monet, Van Gogh, Sisley. E' stata una scelta di campo per il terreno italiano totalmente vergine in questo senso". Si parte così nel 2001 da 'Monet. I luoghi della pittura', l'anno seguente, 'L'Impressionismo e l'età di Van Gogh' a Cà Carraresi di Treviso, si prosegue con 'Da Corot a Monet'. "In tre anni hanno visitato le mie mostre a Treviso oltre 2 milioni di persone e Varese era la città al quarto posto in Italia per numero di ingressi". Una città di circa 80 mila abitanti si è ritrovata ad accogliere 6000 persone in cinque mesi. Questo è accaduto perchè Goldin ha cambiato completamente il metodo di organizzare eventi e mostre d'arte. "Nel 2000 mi hanno invitato ad un convegno al Louvre per parlare del caso Treviso".
Cambio di rotta – "L'arte è per tutti". Con questo pensiero e desiderio in testa Goldin ha iniziato un processo culturale del tutto innovativo: "non più un percorso che inizia dalla conoscenza e arriva all'emozione, ma l'esatto opposto. Perchè bisogna restringere i visitatori dei musei solo agli amanti dell'arte, a chi ha le nozioni per descrivere le opere che magari già conosce? Chi ha detto che entrare per la prima volta in un museo è un delitto o cosa di cui vergognarsi? Ho voluto mettere al primo posto l'emozione, un linguaggio come quello delle immagini che è assolutamente comune ed universale". In tale direzione è cambiato anche il processo pubblicitario: "doveva andare la mostra dal pubblico e non il contrario. Ho cercato di coinvolgere il pubblico che solitamente non entra nei musei. Non più le riviste specializzate, ma i quotidiani, nelle sezioni quali il meteo, gli annunci, dove la gente comune presta maggiore attenzione. Così anche la pubblicità per strada, i manifesti alle pareti, locandine e inviti nei luoghi di aggregazione più comuni, non solo biblioteche e comuni, ma anche locali, supermercati, tram, bus, aeroporti, autostrade. Luoghi di fermata o di attesa. Inoltre ho voluto utilizzare al meglio la radio, annunciando le mostre nelle fasce d'orario con il numero di ascolti più alti".
Il tuor teatrale – "Per la prima volta nel 2001 abbiamo pubblicizzato la mostra una ventina di giorni prima dell'apertura in saloni o locali nella città che ospitava l'esposizione. Da allora l'evento anticipatore è cresciuto, sia per interesse da parte del pubblico, sia per numero di partecipanti. Così siamo passati alle presentazioni nei teatri, fino ad arrivare al Teatro Regio di Torino con 2000 persone per la mostra 'Gli Impressionisti e la neve'. La collaborazione tra noi e grandi artisti si è sviluppata nel tempo, dalla mia semplice scrittura teatrale iniziata con il dialogo tra Monet e Van Gogh nel 2005, che ho presentato anche a Varese. Dal 2006, anno della mostra 'Turner e gli Impressionisti', la voglia di comunicare anche attraverso la musica mi ha portato alla collaborazione con Antonella Ruggero sfociata nel cd 'L'abitudine della luce'".
On the road – "L'ultima mostra a Brescia nel 2007 'America! Storie di pittura dal Nuovo Mondo' ha modificato la tematica affrontata ma è probabilmente una delle esperienze più intense che ho vissuto. 20 viaggi negli Stati Uniti compiendo lo stesso identico tragitto dei pittori che dipingevano le immense distese americane nel XIX secolo". Ha inaugurato a Rimini la scorsa settimana l'ultima mostra di Goldin, 'Da Rembrandt a Gauguin a Picasso. L'incanto della pittura. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston'. Nuova città, ancora una realtà di provincia, ma l'obbiettivo di Goldin mira in alto, alle città anche estere.