Cantico sacro – Un calendario fuori da ogni schema precostituito. L'associazione "Amici di Fratel Venzo – Gallarate" ha realizzato, in collaborazione con l'associazione "IncontrArti", un calendario per l'anno prossimo che raffigura 13 opere di Fratel Venzo, artista del quale nel 2010 ricorre il centodecimo anniversario della nascita. Nelle opere ci sono un sentore della lieve poetica di Morandi e una traccia del realismo di Vitali, depurata dagli accenti più drammatici. L'arte di Fratel Venzo, al secolo Mario Venzo (Rossano Veneto, 14 febbraio 1900 – Gallarate, 1° settembre 1989) è a favore del tutto pieno, vuole la materia densa che non separa le figure dal fondo ma tutto unifica in un impasto pulsante di vita e nel quale la luce entra drammaticamente a modellare i volumi e la materia. I suoi sono dipinti sacri anche quando il soggetto iconografico sacro non è. O almeno nel senso tradizionale e noto ai più. Ogni opera esprime meraviglia: davanti a un mazzo di fiori, a un piatto colmo di pesci, al lavoro di un contadino. Il suo modo di guardare la natura è espressione di una profonda contemplazione religiosa intima e calda, innamorata del creato semplice, quotidiano.
Da Montparnasse all'Aloisianum – La sua vita racconta di
questa passione per la realtà, per le cose del mondo quotidiano. Pittore veneto e di scuola veneta, Fr. Venzo si era formato all'Accademia di Venezia. Diplomato, nel 1925 arriva a Parigi per respirarne l'atmosfera di grande fermento artistico. Nei primi anni vive da bohémien a Montparnasse, conosce la fatica e la povertà e frequenta alcuni pittori italiani come Tozzi, De Pisis, con i quali allestisce diverse mostre collettive. Passione e formazione non furono alterate dal soggiorno francese, dove raggiunse la maturità umana e pittorica. Nel luglio 1937, un sacerdote scalabriniano lo incontra nel suo studio a Parigi e gli porta una lettera dei suoi famigliari. È un incontro che gli cambia la vita. Inizia a frequentare la Missione Italiana e l'Opera di San Vincenzo De Paoli. E nel 1962 arriva a Gallarate, presso l'Aloisianum, dove trova un ambiente adatto alla sua ispirazione artistica.
Attaccamento al reale – I suoi paesaggi risentono tutti di fondo geologico, così come i fiori sono impregnati dell'odore dei campi. Convinto di una penetrante contemplazione, Fr. Mario scovava gli elementi di forza soggiacenti a una montagna, ne individuava le sagome gibbose, i movimenti delle masse, la distensione verde d'un prato, l'oro d'un campo di grano maturo, l'intensità bluastra delle rocce nella marina di Stazzo, vicino a Catania in Sicilia.
Nel solco di una tradizione – Nel sito dell'Associazione Artistica Culturale Fratel Venzo si leggono tracce di questo percorso biografico ed artistico: "Che ne facciamo d'un fratello gesuita pittore? Questa domanda, almeno per un attimo, è frullata per il capo dei superiori religiosi. Per fortuna l'apostolato passa attraverso tutti i mezzi di comunicazione. Il Beato Angelico, frate domenicano e addirittura superiore dei suoi confratelli di Badia a Fiesole, esercita ancor oggi un influsso apostolico in coloro che, visitando dipinti ed affreschi del convento di San Marco a Firenze, non solo si incantano davanti a tante bellezze, ma entrano in comunione con Colui che è la Bellezza. Fr. Mario è stato preceduto da altri eccellenti pittori gesuiti, Fratelli coadiutori, benemeriti dell'evangelizzazione, come Andrea Pozzo ha fatto a Roma, Genova e Vienna dove morì; come a Pechino ha fatto il milanese Giuseppe Castiglione alla corte dell'imperatore cinese, ottenendone per i suoi confratelli sacerdoti il permesso di annunciare il Vangelo. Un giorno d'agosto, ricordo benissimo, dopo un temporalone che s'era scaricato su Val di Funes, allo spiovere ancora sgocciolante s'era alzato un vento che ripuliva l'aria. Una luce brillante invase la valle. Leonardo da Vinci, con gli occhi dell'osservatore quale egli era, ha colto e descritto incisivamente un fascino come quello. Fr. Venzo, profondamente colpito dal fenomeno atmosferico, con foga si mise a dipingere la luminosità riflessa da quattro lenzuola sventolanti sul margine della strada davanti a casa. Quei colori di gioia biancazzurra mi sono rimasti negli occhi e nella memoria. Fr. Venzo adoperava le tinte nella duplice funzione cromatica e lineare. "Vedi – mi spiegava – per determinare i limiti d'un oggetto qualsiasi, si può fare un disegno e poi riempirne gli spazi di colore. Giotto disegnava delle sagome e poi con i colori le animava, scavando movimenti e forme, il drappeggio d'un vestito o i lineamenti d'un viso. Ma si può ottenere una linea anche senza disegnarla, solo accostando l'uno all'altro due colori differenti o di tono diverso".