Un quadro pefetto per il museo – Nei giorni scorsi è comparso sulle pagine di La Repubblica un articolo in cui in noto scultore romagnolo Arnaldo Pomodoro elogia il quadro di un nostro artista, Enrico Baj: "Bisogna fare in fretta perchè è un errore privare i milanesi di un'opera che riguarda tutti noi". Secondo lo scultore il quadro I funerali di Pinelli, realizzato dal pittore nel 1972 e oggi chiuso nel deposito della Galleria Marconi, deve trovare degna collocazione del Museo del Novecento all'Arengario che si aprirà nel novembre 2010.
Un desiderio condiviso – "Vorrei tanto che l'opera trovasse una collocazione definitiva e appropriata", afferma Roberta Cerini moglie di Enrico Baj. "E' l'opera che ha fatto mio marito che amo di più – continua la Cerini – ogni volta che lo vedo mi emoziona tantissimo. Un quadro che ho nel cuore, forse proprio perchè è nata da un sentimento vero e profondo. Non ho mai visto mio marito così serio nell'affrontare un lavoro".
Un icona del '900 – Un gusto picassiano, un'ombra di Guernica, riecheggiano nel grande quadro censurato proprio il giorno della sua presentazione al pubblico il 17 maggio del 1972 nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale. Una reazione di cui Baj soffrì moltissimo, ha dichiarato Pomodoro, "ma non se la legò al dito, volava più alto delle censure", ha proseguito lo scultore nell'intervista rilasciata alla testata nazionale nei giorni scorsi. Oggi l'opera trova posto come accade per molti altri capolavori della nostra storia nei depositi, lontano dagli occhi e dall'animo del grande pubblico.
Baj oggi – L'amore e la passione di Roberta Cerini permette ancora oggi di conoscere e ammirare l'operato di Enrico Baj. "Al momento alcune opere sono in prestito in gallerie e musei in occasioni di importanti mostre collettive come 'Corpo, automi, robot. Tra arte, scienza e tecnologia' in corso a Villa Ciani di Lugano curata da Bruno Corà e Pietro Bellasi".