Opere da meditare. E' questa la pittura di Mario Raciti, uno tra gli esponenti più significativi di quell'astrattismo lirico che ha avuto ampio campo in tutta Europa. Alcuni lavori appartenenti al suo lungo racconto artistico si possono ammirare in tre mostre allestite nella provincia di Varese: negli spazi di Villa Pomini a Castellanza, alla Galleria Palmieri di Busto e nelle sale della suggestiva villa Morotti di Daverio. Un percorso che si snoda attraverso un nucleo di 45 opere inedite, realizzate negli anni '70, appartenenti al ciclo "Presenze-assenze" (e provenienti dalla collezione Palmieri).
Lontano dal quotidiano – La ricerca di Raciti esplora un mondo lirico e visionario: "Un'analisi interiore che si allontana dalla realtà del quotidiano. – spiega Ettore Ceriani critico d'arte e curatore della mostra. "La sua non è cronaca… ma poesia!" Raciti, nel corso della sua carriera, iniziata molto presto, ha approfondito intime visioni per cercare di dare volto con tracce, frammenti e ombre, al suo sentire. "Nelle opere in mostra, se si fa attenzione, si vede come il segno, sottile e a volte incerto, diventi il filo conduttore di un discorso che si muove liberamente tra immagini e sfondi spesso rarefatti. Il modo con cui affronta lo spazio è sempre molto tensivo: i colori a volte sono sciolti, quasi acquerellati; altre volte invece entrano vigorosi. Questo dimostra come l'artista segua i suoi sentimenti esponendoli con semplicità sulla tela".
Impalpabili apparizioni – Gli sfondi sono spazi indefiniti dai toni trasparenti o appena accennati ma sempre neutri, impalpabili, sui quali colloca le sue apparizioni. Non ha confini, non è misurabile, non ha tempo e non è un contenitore ma è parte del linguaggio dell'artista. Nelle opere di Raciti si ascolta il silenzio. Atmosfere capaci di stimolare le sensazioni più intime. Qui si avverte la voce interiore, la tensione dei pensieri e delle riflessioni. E' come essere davanti ad uno specchio dove
le emozioni si riflettono fin troppo sincere liberando spietate verità nascoste.
Raciti indaga il silenzio, la sua è una pittura meditativa: opere che invitano a riflettere e a esaminarsi. "Il bello di questa generazione di pittori è che non sono avulsi dalla realtà, sono molto coscienti. L'artista si pone su un crinale di piena consapevolezza nel panorama della vita, con le sue contraddizioni, i suoi significati e quello che l'attende: la morte. Questa presenza, nell'ambito della realtà, viene però poi codificata sulla tela attraverso dei racconti che non si riferiscono al quotidiano ma alla precarietà esistenziale dell'uomo. L'artista preferisce, anzichè indagare i fatti del giorno, prendere spunto da queste cose per cercare se stesso, sentire i suoi sentimenti e le sue emozioni che si traducono in un escavo interiore continuo. Man mano che l'artista entra in se stesso, approfondisce riflessioni e meditazioni, trovando altri spazi che, sempre più allargandosi, consentono di mettere sulla tela queste emozioni, sempre con grande sensibilità coloristica".