Lo spunto ce lo offre il "bel regalo" da poco arrivato in Redazione. Elda Nava, in occasione della mostra allestita a Cavaria con Premezzo e dedicata al marito Carluccio, ci ha portato i suoi "dossier della memoria": cinque faldoni pieni zeppi di materiali inediti, fotografie e ritagli di giornale che ripercorrono, attimo dopo attimo, la vita di Carluccio Nava, scomparso nel 2001. Luigi Barion, giornalista e cultore d'arte che lo ha conosciuto personalmente, traccia, insieme con noi, un'analisi sugli artisti contemporanei e sull'attuale panorama varesino in fatto di mostre d'arte e dintorni.
Artigianalità scomparsa – "Ho conosciuto Carluccio Nava circa quarant'anni fa e capii subito che si trattava di un pittore di razza. Organizzai una bella rassegna alla Galleria La Bilancia, in via Speroni. Poi, con il passare degli anni ci siamo accompagnati vicendevolmente nell'amicizia e nell'arte. Nava è un pittore che si distingue tra mille, con un'ampia ed approfondita conoscenza delle tecniche pittoriche, con un'autentica capacità artigianale di mescolare i colori, di tracciare il disegno, di stendere le campiture. Insomma una manualità volta a mettere in sesto un lavoro che regga nel tempo, un'opera d'arte con colori brillanti, lontana anni luce dai colori acrilici da tubetto".
Carluccio Nava non è l'unico artista che hai conosciuto.
De Bernardi, Frattini, Tavernari sono solo alcuni dei nomi degli autori che hai avuto la fortuna di avvicinare e frequentare. A tuo avviso, Varese rischia di dimenticare questi artisti che, in diversi casi, hanno tracciato un solco innovativo ed interessante per la storia dell'arte lombarda del XX secolo?
"Sono convinto di sì. È necessario avere la capacità di scoprire e valorizzare gli artisti locali che, come nel caso di Montanari, davvero hanno firmato opere importanti e significative. Manca la voglia, l'entusiasmo di mettersi in discussione, di andare a scovare direttamente gli artisti, di conoscerli, parlarci, riflettere e ragionare insieme d'arte. Mi sembra che Varese sia uno dei pochi capoluoghi di provincia in cui da anni, purtroppo, mancano eventi d'arte di ampio respiro. Vediamo Varesini che, in massa, vanno a vedere grandi esposizioni a Cremona, Mantova e Pavia. Ma di gente che venga quì per qualche evento d'arte ce n'è davvero poca. Troppi, invece, sono i cosiddetti "eventi" che vengono millantati e spacciati per grandi mostre d'arte".