L'uomo e il paesaggio – L'incontro si è aperto immagini scelte dall'immenso repertorio che la storia dell'arte moderna offre in merito al rapporto tra l'uomo e la natura; in particolare nell'operato di pittori quali William Turner e Caspar David Friedrich, l'individuo si trova in dialogo diretto con la potenza e l'enormità delle montagne, del cielo e del mare. A sottolineare l'ambiente a lui familiare e con cui più volte si è confrontato anche in ambito professionale Valentin Bearth ha affrontato il tema dello spazio, del suo studio e della sua progettazione proprio osservando le montagne. Architetto grigionese laureatosi al politecnico di Zurigo, Bearth insegna dal 2000 all'Accademia di Mendrisio e dal 2007 è il direttore.
Lontano dai diplomi – Una conferenza a sè, che a differenza delle precedenti e in attesa di quella conclusiva con Mario Botta, si è allontanata dai progetti che gli studenti stanno svolgendo sulla città di Varese. Nessuna area specifica descritta, ma uno sguardo sul mondo, come è avvenuto anche per gli altri docenti,
attraverso progetti concreti e lavori realizzati dagli stessi ospiti. Fa da scenario all'attività di Bearth la Svizzera, la sua terra d'origine e i simboli che la descrivono in tutto il mondo, a partire proprio dalla preziosa natura: "L'architettura ha tra i compiti principali quello di permettere all'uomo di entrare nella montagna con intelligenza", spiega Bearth. La sfida, il desiderio di oltrepassare i limiti è da sempre intrinseco nell'animo umano, l'architettura lo permette mantenendo sempre come punto fermo il rispetto dell'ambiente in cui si agisce.
L'architetto al lavoro ad alta quota – Dal 1998 Bearth lavora con Andrea Deplazes: insieme hanno firmato i progetti che l'architetto ha presentato al pubblico come sempre numeroso a Villa Panza. Il viaggio è partito da un lavoro di circa una decina di anni fa, la Funivia di Arosa: "Un qualsiasi progetto deve avere il suo ruolo e dialogare direttamente con il luogo in cui va ad inserirsi";
in questo caso la struttura forma una collina a richiamare il paesaggio circostante. I punti di vista con cui osservare l'edificio sono molteplici e sempre differenti, proprio per la caratteristica dell'architettura di manifestarsi in differenti momenti e situazioni a seconda di vari aspetti presi in considerazione.
Rimanendo in alta quota si passa ad un progetto molto recente: una capanna sul Monte Rosa a 2800 mt d'altezza realizzata in collaborazione con il Politecnico di Zurigo in occasione del 150° anniversario del Club Alpinisti Svizzeri. Un rifugio per 120 persone, un esempio oltre che di grande fascino estetico, di recupero e risparmio energetico notevole avendo un'autonomia del 90%. "Nell'immensità del paesaggio in cui è inserito, l'edificio si sviluppa radialmente catturando la luce del sole in ogni suo ambiente e altezza (sei i piani della struttura). Passando dall'esperienza di una casa privata nel Canton Grigioni, l'architetto si sofferma sul progetto di una cantina a Gantenbein: "Abbiamo eseguito un ampliamento di un edificio esistente – spiega – la trasformazione ha coinvolto i diversi aspetti, dai muri alle coperture, dagli interni alle aperture". Interno ed esterno, ambienti e vigneti sono strettamente legati tra loro con effetti ed esperimenti particolari, partendo proprio dalla texture del muro che permette al sole di entrare attraverso fessure e creare giochi di luci affascinanti. "L'architettura ha bisogno di un committente che abbia voglia e desiderio di creare – dichiara Valentin Breath – è un mezzo per ottenere una vita migliore, un ambiente più vivibile semplicemente".
Ultima conferenza a Villa Panza mercoledì 28 aprile alle 20.30 con Mario Botta: Piazza Repubblica, una nuova centralità urbana.