Dopo la luce, la gran collezionista – Abbiamo incominciato a seguirle dopo Dan Flavin (2004), Lawrence Carroll (2005), la parentesi sul Futurismo, e Richard Long (2006). Sono le mostre allestite nelle Scuderie e negli spazi della settecentesca Villa sul colle di Biumo. Ospite d'eccezione fu anche Claudia Gian Ferrari, erede di una celebre galleria milanese, eletta "regina degli archivi degli artisti" e recentemente scomparsa. La sua fu una mostra di gran successo che riuniva quanto di meglio è stato pensato e prodotto nei primi decenni del secolo nel nostro paese da artisti come: Sironi, De Chirico, Morandi, Campigli, Funi, De Pisis. Quei "pezzi da novanta" prima di essere destinati a Villa Necchi Campiglio, transitarono nella villa di Panza a Varese. Curatore della mostra, in quel che sembra un "lontano" 2006, fu Antonello Negri. Presente, e per l'occasione anche puntuale, il critico Vittorio Sgarbi.
Gli incontri – Quella mostra fu una delle tante ad inaugurare quella "buona e sana" abitudine delle conferenze a Villa Panza. Quelle conferenze che hanno tenuto ben alla larga le rassegne espositive dal mordi-e-fuggi dei vernissage, dalla bulimia di inaugurazioni stile "e poi chi si è visto si è visto". Le mostre di Villa Panza
hanno sempre portato un contributo (sostenibile o discutibile, va da sé), un arricchimento e un confronto con docenti, esperti, professionisti del settore. Dunque non semplici mostre contemplative ma veri e propri affondi critici.
Arrovellanti – Venne poi la volta di quelle che Federico Masedu intitolò in un suo pezzo, "le primizie concettuali di Joseph Kosuth", tra i padri fondatori del Concettuale. Le opere esposte rispondevano al rifiuto di identificare il lavoro dell'artista con la produzione di un qualsiasi oggetto di più o meno rilevante qualità estetica. Ciò che conta, bisbigliavano le opere di Kossuth, è l'idea, il concetto che precede e conforma l'opera. E il Conte Panza, che della mostra fu anche il curatore, è stato pioniere anche con il Concettuale, attratto proprio dalla sostanza filosofica, dalla dematerializzazione delle opere, che comunque non conduce quasi mai alla totale cancellazione del visibile.
Il 16 maggio 2008 inaugurò la mostra "Oltre la luce. Il Roden Crater project di James Turrell", autore di quello che è forse il più grande land-formed work del mondo, situato nella zona centrale del Painted Desert, presso Flagstaff. Un'esposizione non facile ma affascinante in tutta la sua disarmante bellezza, nell'esaltante forza e visionarietà delle soluzioni spaziali e luministiche. Lì ogni sensazione – visiva, acustica e tattile – subisce una dilatazione senza precedenti, predisponendo il fruitore a un viaggio nell'altro da sé. Giuseppe Panza contribuì ad avviare il Roden Crater Project, la più ambiziosa testimonianza di land-art e volle il suo artefice ospite nella città giardino.
E vennero i mondiali – La mostra dedicata a Giorgio Morandi è stata, col senno di poi che subentra a due anni di distanza, l'unica grande eredità culturale dei mondiali a Varese. Una mostra nata dal rapporto con il Mart di Trento e Rovereto, il primo museo cui il conte Panza ha affidato parte della sua collezione, nello stesso anno in cui lasciava alle cure del FAI la propria villa. Gianriccardo Piccoli, l'Arte Povera e Christiane Löhr sono gli ultimi protagonisti in Villa. Ma questa è cronaca più che storia recente.