Entità concrete e astratte – Elisabetta Sgarbi in prima fila accanto al fratello Vittorio, al collega Luca Beatrice, al critico cinematografico Enrico Ghezzi, al fotoreport milanese Mario Dondero e all'artista "teatrante" Cesare Inzerillo. Un'équipe di tutto rispetto riunita per l'apertura della triplice mostra che anima in questi giorni (fino al 19 luglio) le Cartiere Vannucci-Magazzini dell'arte, a pochi passi da Porta Romana, nel cuore di Milano. Assente giustificato solo il terzo artista-non artista, Franco Battiato. Presente una sola sua opera, appesa al centro dell'unica parete lasciata bianca, priva delle foto di Dondero: la Donna con rosa. Il dipinto realizzato dal grande musicista e cantautore mostra al pubblico il simbolo della Milanesiana: la rosa rossa, che si inserisce in uno sfondo oro a lato del ritratto femminile.
Assente giustificato da Vittorio Sgarbi che, nel corso della presentazione (tenutasi martedì 13 luglio alle 18), definisce Battiato "un'idea, un pensiero, un uomo la cui identità gioca sull'esserci e il non esserci, non è presente ora ma manda dei segnali lontani".
quadro di Battiato
Il fiore all'occhiello – Un'esposizione collettiva – tradotta in due mostre personali e un quadro – simbolo – quella proposta quest'anno dalla Milanesiana 2010 che, come ha sottolineato la Sgarbi, ideatrice e organizzatrice dell'evento: "mette al centro del festival che ormai continua da 10 anni anche l'arte. Per la prima volta c'è questa triologia di mostre".
Una proposta inedita che si inserisce e completa il ricco calendario di eventi che passano dal teatro alla letteratura, dalla scienza al cinema. L'arte va a completare un cerchio e ne apre volutamente altri.
Proposte attuali – Ha aperto con queste parole l'inaugurazione Luca Beatrice: "E' una sorpresa vedere questi tre linguaggi associati tra loro". "Da una parte Battiato che divide il suo tempo tra la musica e la sua passione per la pittura. Una passione che coltiva da anni, che lo ha portato ad esporre sotto pseudonimo a Lodi, ma che vede il suo esordio proprio a Milano", continua il direttore della scorsa edizione della Biennale di Venezia. "I personaggi che ritrae arrivano da altri mondi e li realizza con uno stile quasi neo-bizantino, naif sviluppando linguaggi affini alla musica". Continua il critico: "Poi la scultura d'immagine di Inzerillo, un gran
narratore che riesce col suo lavoro ad inserirsi nell'arte contemporanea. I temi che affronta riesce a rileggerli in chiave grottesca, l'Italia del sud, la mafia, come una sarcastica commedia si traduce nelle sue opere che propongono con ironia anche le situazioni più scabrose (…) infine le grandi storie di incontri di Dondero, dalle grandi star internazionali a chi la storia l'ha fatta e l'ha vissuta in prima persona, i protagonisti di un mondo che voleva cambiare".
Quello sguardo così intenso… – Sono i contadini peruviani, George Best a Manchester, un ritratto di Man Ray o un monumento ai caduti colti dall'obbiettivo di Dondero che più fanno dilungare anche il collega ferrarese, neo eletto come curatore del Padiglione Italia della Biennale 2011. "Dondero guarda le cose alla luce degli anni in cui quegli stessi avvenimenti che riproduce sono avvenuti. La sua fotografia racconta la storia con gli occhi di chi l'ha vissuta", afferma Vittorio Sgarbi, "Dondero è stato partigiano della Val d'Ossola, le sue foto sono le foto di un partigiano". Continua Sgarbi: "E' un fotografo che ha saputo introdurre nei suoi scatti il mondo di Piero della Francesca, la stessa intensità di
pensiero. Ad esempio troviamo il maestro cinquecentesco nel ritratto fotografico di un contadino con in mano una zappa, colto con l'espressione più vera e dura della stanchezza e della rabbia". Prosegue a suon di esempi fatti con catalogo in mano – da buon professore – la presentazione di Sgarbi della mostra di Dondero, della sua passione e del suo certo talento.
Ironiche rivisitazioni – Ma con Vittorio Sgarbi come invitato non mancano i riferimenti all'attualità politica e non solo. Molto belle anche le parole che il critico ferrarese usa per la descrizione del lavoro di Cesare Inzerillo. Un giovane che Sgarbi segue da vicino, con lui ha realizzato un'importante mostra a Salemi, città di cui è primo cittadino. "Inzerillo parla della Sicilia, della sua Sicilia", esordisce Sgarbi, "lì la mafia c'è ancora, guai a chiedere a un siciliano di negare la presenza della mafia. Ho parlato con un'avvenente donna sicula tempo fa e quando ho chiesto a lei a che punto era la situazione della mafia, con freddezza ha subito affermato che la mafia è dentro di loro". I personaggi di Inzerillo sono uomini di mafia, sono uomini logori, affranti, distrutti. Un ritratto consapevole della sua terra, una lettura ironica di questi personaggi buffamente goffi ma costruiti con minuzia. Inzerillo rivela in quest'occasione la grande abilità di un artista innamorato del teatro entrato, per merito, nel mondo della scultura.
"La classe morta" – di Cesare Inzerillo
"Dello Sguardo della Vita. Un film del novecento." – di Mario Dondero
"Donna con Rosa" – di Franco Battiato
Dal 13 al 19 luglio 2010 –
Cartiere Vannucci, Via Vannucci 16 – Milano
Ore 11.00 – 20.00
Ufficio stampa
La Milanesiana/Studio De Angelis
tel. 02 87905232