Chi la dura la vince – Non si sono mai arresi e alla fine hanno portato a casa un risultato più che soddisfacente: il comitato a difesa del Conventino (casa Canavesi – Bossi) di via Matteotti, costituito dall'avvocato Walter Picco Bellazzi e dagli architetti Rolando Pizzoli e Silvia Carbut, ha infatti portato a termine la raccolta firme per la salvaguardia dell'antico edificio di Busto Arsizio, forse tra i più antichi in assoluto della città, risalendo addirittura al XVI secolo. La battaglia non è certo stata semplice e la raccolta firme è stata l'ultima tappa di una mobilitazione generale iniziata già da alcuni mesi: prima le segnalazioni al comune, poi la presentazione al pubblico della tesi di specializzazione a cura degli arch. Pizzoli e Carbut con relativo piano di recupero, a seguire alcune conferenze tenute sull'argomento in città. E così i cittadini, adeguatamente informati, hanno detto il loro sì.
L'unione fa la forza – Precisamente millecinquecento le firme raccolte e presentate al sindaco sabato 10 luglio presso la sala Consigliare di Palazzo Gilardoni. La raccolta di firme si è svolta nel mese di maggio 2010, sia con l'installazione di appositi banchetti su spazio pubblico (in data 8 maggio 2010, sotto i portici di via Milano, Busto Arsizio) sia su spazi privati, di cui è stata concessa un'occupazione temporanea, oppure tramite una modalità di raccolta "porta a porta" con la diffusione delle schede. Il tutto si è concluso il 31 maggio. Durante la conferenza di sabato è stato ulteriormente ribadita dai promotori l'importanza architettonica dell'edificio di via Matteotti, mentre da parte sua l'amministrazione sembra
ormai propensa ad attuare la messa in sicurezza dell'antica residenza cinquecentesca.
I prossimi passi – In effetti i primi spiragli di una rinnovata sensibilità all'argomento si erano potuti constatare qualche mese fa quando, grazie all'intervento di Agesp, si era provveduto allo sgombero di alcuni occupanti abusivi. Ora è giunto il momento per la messa in sicurezza, la quale dovrebbe essere realizzata, secondo l'arch. Pizzoli, entro ottobre 2010, grazie a dei fondi già da tempo messi a bilancio dal Comune. Spesa prevista: 40.000 euro, comprensivi di sostituzione di porzioni di copertura, protezione dei serramenti ed anche pulizia dell'area, attualmente più simile ad una discarica che al gioiello architettonico di San Michele. Per quanto riguarda il restauro, invece, sembra ancora presto per pronunciarsi, dovendo considerare i vincoli delle Belle Arti, le diverse ipotesi di riutilizzo e, soprattutto, una spesa ben più ingente, stimata intorno ai due milioni di euro. Per il momento tuttavia il primo passo verso il recupero sembra garantito e, altrettanto importante, la salvezza di questo bene culturale sarà possibile anche grazie alla sensibilità dei cittadini.